Ultimo capitolo di Emanuela Giordano e Giulia Minoli. Martedì 26 e mercoledì 27 marzo ore 20.45 – Teatro Secci
Terni, 21 marzo 2024 – Al Teatro Secci di Terni, per la Stagione 23/24, martedì 26 e mercoledì 27 marzo alle 20.45 va in scena Se dicessimo la verità. Ultimo capitolo, da un'idea di Giulia Minoli, con la drammaturgia di Emanuela Giordano e Giulia Minoli, regia Emanuela Giordano, musiche originali Tommaso Di Giulio, con Daria D’Aloia, Simone Tudda, Jonathan Lazzini e Lucia Limonta.
Da dieci anni l’opera-dibattito sulla legalità di Minoli e Giordano attraversa l’Italia raccontando storie di resistenza e lotta alla criminalità organizzata. Un testo vivo, che si rinnova e si nutre delle tante vicende e persone che a ogni passaggio ne arricchiscono i contenuti e la drammaturgia.
Le autrici si concentrano sul nostro presente, minacciato da una “distrazione di massa” che lascia ancora maggior spazio al potere criminale, alla “prassi” corruttiva come modus vivendi. Raccontano gli aspetti meno conosciuti del fenomeno mafioso, quelli che riguardano la globalizzazione, l’alta finanza, i cosiddetti uomini cerniera, professionisti accreditati che fanno da tramite tra il crimine e le amministrazioni pubbliche, gli imprenditori in difficoltà e i sempre più spregiudicati sistemi di investimento.
Al centro la ‘ndrangheta che si è insediata al Nord Italia, minacciando l’assetto urbanistico del territorio, le sue regole sociali, la sua storia “sana”. Uno spettacolo potente, dove le storie sono quelle dei figli delle vittime, del giornalismo impegnato, di imprenditori testimoni di giustizia, di professori e associazioni che osservano e studiano il fenomeno, archetipi umani che sintetizzano la complessità di un problema che non può più essere affrontato tracciando con sicurezza una linea di demarcazione tra chi è “contaminato” e chi non lo è.
“La criminalità organizzata, grazie alla crisi provocata dalla pandemia, ha moltiplicato affari, investimenti, relazioni finanziarie. – spiegano le autrici – Questo è accaduto e accade in tutto il mondo, anche se il mondo finge di non saperlo. È una rimozione collettiva che riguarda le Istituzioni e i cittadini.
Non si avverte il pericolo ed è vaga la percezione del problema. Lo spettacolo è una “ragionata” provocazione contro quella rete mafiosa, trasversale e onnipresente, che vorrebbe sconfitta la coscienza collettiva, la capacità di capire e reagire.
Mentre scriviamo questi appunti, continuiamo a raccogliere testimonianze, domande e riflessioni che riguardano non solo l’operato altrui ma anche la nostra responsabilità individuale, perché diritti e doveri siano uguali per tutti davvero. “Il teatro non dà lezioni di vita e non ci offre soluzioni a buon mercato, offre stimoli e opportunità di conoscere e di riflettere, questo noi cerchiamo di fare”.
Le storie di Se dicessimo la verità. Ultimo capitolo Deborah Cartisano figlia del fotografo di Bovalino (RC) Lollò Cartisano sequestrato e barbaramente ucciso dalla ‘ndrangheta nel 1993, impegnata nel raccontare l’importanza della memoria delle vittime.
Cortocircuito associazione culturale antimafia di Reggio Emilia. Nasce come giornalino studentesco indipendente e web-tv per le scuole. Ha messo in luce la penetrazione della criminalità organizzata di stampo mafioso nel territorio.
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