Riperimetrazione delle aree non vocate con eliminazione di queste dalle competenze delle squadre, alle quali va fatta fare la rotazione dei settori

PERUGIA, 25 giugno 2024 – – Riperimetrazione delle aree vocate e non vocate con eliminazione di queste ultime dalle competenze delle squadre, alle quali va imposta la rotazione dei settori: sono queste da sempre le richieste di Confagricoltura Umbria per il controllo della fauna selvatica e per rafforzare gli strumenti di contenimento soprattutto della specie cinghiale.

Puntare su una costante attività di controllo ma anche di contenimento è quanto ha sempre richiesto Confagricoltura, visto che nel territorio regionale il proliferare dei cinghiali è una problematica molto sentita che reca gravi danni all’economia agricola ma anche alla sicurezza dei cittadini, oltre che una questione legata a temi come sanità ed ecologia.

Ricordiamo che il cinghiale, oltre che procurare danni diretti all’agricoltore, è fonte di zoonosi, malattie trasmissibili all’uomo, causa di incidenti stradali ed aggressioni all’uomo. È una specie dominante che ha portato al declino demografico di altri animali selvatici, è una specie depauperante dei prodotti del sottobosco. Anche di altre specie di selvaggina cacciabile

Confagricoltura Umbria sollecita quindi la Regione Umbria ad avviare rapidamente i processi di aggiornamento normativo per consentire un percorso di adeguamento e, dove necessario, di modifica appena verrà approvato il piano straordinario per il contrasto della PSA (Peste Suina Africana).

È necessario quindi, ribadisce Confagricoltura, riperimetrare le aree vocate e non vocate per la specie cinghiale prevedendo che tutte le aree caratterizzate dalla presenza di colture agricole, di attività zootecniche, agrituristiche e ricettive, oltre aree urbane e periurbane siano ricomprese in aree non vocate. Prevedere quindi così la rotazione dei settori per le squadre eliminando dalle competenze territoriali di queste tutte le arre non vocate.

Per Confagricoltura sono positive le azioni che sta intraprendendo la Regione per lo sviluppo della filiera di carne di selvaggina affinché la gestione degli ungulati non sia più solo uno strumento di prevenzione e riduzione dei danni alle colture agricole ma anche un’opportunità economica per la sostenibilità del reddito delle aziende agricole.

Piuttosto che ulteriori manifestazioni pubbliche da parte degli agricoltori Fabio Rossi, presidente Confagricoltura Umbria, ribadisce la necessità della convergenza delle organizzazioni agricole su questi temi portati avanti da sempre da Confagricoltura di concerto con la Regione Umbria che, in altre regioni limitrofe, hanno ridotto le problematiche legate ai cinghiali.

 

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