I Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale li hanno restituiti alla Repubblica del Guatemala da dove erano stati illecitamente esportati e detenuti
Perugia, 28 luglio 2024 – Sono stati restituiti nei giorni scorsi presso la sede della Rappresentanza Diplomatica della Repubblica del Guatemala, consegnati all’Ambasciatrice S.E. Olga Maria Peréz Tuna dal Comandante il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Perugia, Tenente Colonnello Guido Barbieri (nella foto), tre manufatti archeologici di pregiata fattura risultati frutto di illecita esportazione e detenzione.
I beni archeologici di epoca ispanica-precolombiana, sottoposti a sequestro e fatti visionare ad un esperto funzionario della Direzione Generale dei Beni Culturali e Naturali del Ministero dei Beni Culturali e dello Sport del Guatemala, oltre ad essere stati riconosciuti come appartenenti alla cultura di quel Paese, sono stati minuziosamente descritti nelle loro caratteristiche e classificati di rilevante interesse storico; si tratta di: una “Brocca in ceramica di con tappo”, decorata con motivi angolari e triangolari incisi e con presenza di tre componenti zoomorfi (uccelli).
Un “Vaso con beccuccio in ceramica con manico verticale a forma di staffa e beccuccio tubolare”, decorato con vernice bianca e rossa e disegni geometrici in nero; Una “Brocca zoomorfa di forma sferoidale”, rappresentante un uccello con decorazioni punzonate sul collo e applicazioni riproducenti occhi, becco, ali, coda e zampe.
L’attività d’indagine che ha portato gli “Investigatori dell’arte” all’individuazioni dei reperti, avviata nel 2020 e condotta e coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, ha preso spunto grazie alla stretta collaborazione che esiste e caratterizza il certosino lavoro dei Carabinieri del TPC, costantemente impegnati nelle ricerche di opere d’arte indebitamente sottratte alla pubblica o privata fruizione, e i Funzionari del Ministero della Cultura, con i quali il rapporto di continuo scambio informativo risulta determinante per il recupero delle tante bellezze ancora da ricercare e che attendono di essere “ritrovate”.
E’ stato grazie alla segnalazione pervenuta dalla Soprintendenza Bibliografica e Archivistica dell’Umbria e al conseguente approfondimento scaturito dal controllo di un sito di vendite telematiche, nel quale erano pubblicate le immagini di alcuni antichi documenti archivistici inalienabili, a permettere agli investigatori del Nucleo TPC dell’Umbria di eseguire un decreto di perquisizione preso il negozio di un libraio antiquario fiorentino il quale, oltre ad avere nella disponibilità il materiale documentale ricercato, teneva anche esposti in una vetrina alcuni reperti archeologici.
Alla richiesta dei Carabinieri di fornire la documentazione comprovante il legittimo possesso dei manufatti, il titolare del negozio ha risposto che, trattandosi di una collezione privata, quei particolari oggetti non erano in vendita ma solo esposti per “impreziosire” l’ambiente. A nulla sono comunque valse le giustificazioni fornite dal commerciante poiché, come prescrive la normativa sui beni culturali, in difetto di un titolo di possesso valido, ovvero una dichiarazione della Soprintendenza che ne comprovi e autorizzi la detenzione, qualsiasi manufatto di natura archeologica, a maggior ragione se proveniente da un paese estero (per il quale vi sono anche obblighi doganali), può essere detenuto solo se accompagnato da idonea documentazione appositamente rilasciata dagli Enti di controllo, in questo caso il Ministero della Cultura nelle sue periferiche organizzazioni (Soprintendenze) e l’ Ufficio del Dogane.
Da parte dei militari dello specializzato Reparto dell’Arma, a seguito del dettagliato referto inviato all’Autorità Giudiziaria fiorentina che aveva già emesso un provvedimento in tal senso per i documenti d’archivio, è stato operato d’iniziativa l’ulteriore sequestro dei beni archeologici illecitamente detenuti e, grazie al successivo coinvolgimento degli uffici della Rappresentanza Diplomatica e delle istituzioni Culturali del Guatemala, è stato possibile identificare e quindi giungere alla restituzione di tali “Antiche testimonianze” appartenenti ad altre culture che, da oggi, potranno tornare al territorio di originaria provenienza per essere pubblicamente fruite, contribuendo e continuando così a raccontarne la storia.
Al termine della cerimonia, conclusasi con la sottoscrizione dell’atto di formale riconsegna degli oggetti, l’Ambasciatrice S.E. Olga Maria Peréz Tuna ha inteso esprimere la soddisfazione e il ringraziamento, suo personale e dello Stato del Guatemala, elogiando il prezioso lavoro svolto dai Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale a difesa non solo delle bellezze artistiche dell’Italia, ma di tutti i Paesi del mondo che vedono “aggrediti” e spesso dispersi i propri patrimoni storico-culturali.
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