Nelle due Giornate di Studio, verranno presentati i risultati della lunga campagna di analisi scientifiche non invasive e di approfondimenti sulla storia conservativa dei beni del “Divin Pittore”

Perugia, 19 sett. 2024 – A Perugia, il 24 e 25 settembre 2024, nella sede della Fondazione Perugia a Palazzo Graziani, si svolgerà un Convegno Internazionale a conclusione del Progetto interdisciplinare “Luce e colore nel Rinascimento umbro, da Perugino a Raffaello. Indagini diagnostiche sulla materia e le tecniche esecutive”.

In occasione delle Manifestazioni per il V centenario dalla morte del Perugino, il Laboratorio di Diagnostica dei Beni Culturali di Spoleto (LabDIA) ha promosso una ricerca sistematica sulla conoscenza materica e tecnica dei dipinti realizzati da Pietro Perugino durante la sua permanenza in Umbria.

Il Progetto è stato reso possibile grazie all’importante sostegno della Fondazione Perugia e con il contributo del Comitato Perugino 500, della Consulta delle Fondazioni Umbre, del Ministero della Cultura.

Nessun pittore è stato mai sottoposto ad una ricerca scientifica così approfondita.

Grazie alla disponibilità dei proprietari, i comuni di Bettona, Città della Pieve, Deruta, Foligno, Montefalco, Monteleone d’Orvieto, Perugia, Trevi, l’Arcidiocesi di Perugia – Città della Pieve, la Diocesi di Foligno – Assisi – Nocera Umbra, la Provincia Serafica dei Frati Minori dell’Umbria, la Fondazione Perugia, la Fondazione per l’Istruzione Agraria di Perugia, il Nobile Collegio del Cambio e il Monastero Clarisse Sant’Agnese di Perugia, la Confraternita di Santa Maria dei Bianchi di Città della Pieve e l’Istituto Educativo Opere Pie San Sebastiano di Panicale, è stato possibile “avvicinare” e indagare la materia delle opere grazie alle strumentazioni portatili di nuova generazione, utilizzate da specialisti del settore nella diagnostica dei beni culturali.

Nelle due Giornate di Studio, verranno presentati i risultati della lunga campagna di analisi scientifiche non invasive e di approfondimenti sulla storia conservativa dei beni, operata a partire dal 2021 su 36 dipinti ad affresco, su tavola o tela del “Divin Pittore” sparsi in tutto il territorio regionale: Bettona, Cerqueto, Città della Pieve, Corciano, Deruta, Foligno, Fontignano, Montefalco, Monteleone d’Orvieto, Panicale, Perugia, Santa Maria degli Angeli, Spello e Trevi.

Il progetto è stato un’occasione eccezionale che ha visto interagire storici dell’arte, archivisti, restauratori, conservatori, chimici e fisici, per approfondire da una parte lo studio delle tecniche e la materia della pittura del Perugino, dall’altra conoscere e documentare i numerosi restauri ormai storicizzati effettuati tra i primi dell’800 ai giorni nostri.

Da segnalare tra i relatori del Convegno: 

Sylvia Ferino Pagden, che ha diretto per molti anni il Kunsthistorisches Museum di Vienna ed un’esperta internazionale dei disegni di Perugino; Fabio Luciano Castro del Gabinetto di Ricerche Scientifiche applicate ai Beni Culturali dei Musei Vaticani; Rudolf Hiller von Gaertringen, docente all’Università di Lipsia, primo studioso ad aver affrontato il problema della trasposizione dei disegni su muro attraverso l’uso di cartoni; Aldo Romani, professore ordinario all’Università di Perugia, Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie; Alberto Felici, storico dell’arte e restauratore della Soprintendenza ABAP di Firenze cui si deve uno studio interdisciplinare di due dipinti murali di Perugino a Firenze; Elisabeth Manship, ricercatrice con PhD Conservazione e restauro, Istituto materiali e costruzioni alla SUPSI, Mendrisio, CH; Maria Letizia Amadori, docente all’Università di Urbino che ha ideato e diretto uno studio anch’esso interdisciplinare sulle tre tavole del Perugino nelle Marche.

L’idea generale del progetto si deve a Vittoria Garibaldi, direttore scientifico di LabDia e a Maria Letizia Amadori dell’Università di Urbino. E’ stato redatto da Vittoria Garibaldi e Manuela Vagnini, chimico esperto in diagnostica applicata ai beni culturali (LabDia) con la collaborazione di Michela Azzarelli, conservatore (LabDia).

LabDia ha realizzato la campagna di ricerca, diretta da Manuela Vagnini, in collaborazione con il Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie dell’Università di Perugia, il Dipartimento di Scienze Chimiche Applicate di Urbino, il Laboratorio Arvedi di diagnostica non invasiva – CISRiC di Pavia e il CNR IRET di Porano.

La ricerca sulla storia conservativa dei dipinti ha coinvolto l’Archivio di Stato di Perugia, la Soprintendenza Archivistica dell’Umbria, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, gli archivi digitali della Galleria Nazionale dell’Umbria e gli archivi dei restauratori che nel tempo hanno eseguito i restauri delle opere. E’ stata effettuata da Michela Azzarelli, Bruno Roberto Bruni, Cristiano Croci, Vittoria Garibaldi, Bernardino Sperandio.

Il progetto ha prodotto un’omogenea raccolta di dati tecnici in formato digitale sulle opere dell’artista ancora in Umbria, affiancati da quelli archivistici, storici, iconografici e bibliografici così da costituire un patrimonio di conoscenze, riversato in una banca dati dedicata, da mettere a disposizione degli studiosi e degli Istituti di Ricerca.

Indagini e dati che hanno permesso di approfondire non solo lo stato di conservazione delle opere – in relazione alle condizioni ambientali dei luoghi dove sono conservate o esposte – così da prevenirne il degrado, ma anche di fornire informazioni fondamentali per la loro conoscenza, quali l’autografia come nel caso della Crocifissione di Santa Maria degli Angeli, la datazione del Battesimo di Cristo di Città della Pieve o la presenza di collaboratori come il giovane Raffaello.

Sono state interessate opere fondamentali del percorso artistico del Pittore umbro e della sua scuola come i cicli di affreschi del Collegio del Cambio (1496-1500) e della Cappella di San Severo a Perugia (1507-1521), la Nativitàdella chiesa di San Francesco di Montefalco (1503), il Martirio di San Sebastiano a Panicale (1505), gli splendidi dipinti della Fondazione Perugia (San Girolamo e la Madonna col Bambino tra due cherubini) e tante altre opere che il Perugino ha disseminato nel territorio regionale.

Nelle Marche, a cura di Maria Letizia Amadori (Università degli Studi di Urbino), è stato redatto, in concomitanza e in collaborazione, un progetto analogo su tre pale d’altare presenti nella regione.

Sarà di particolare interesse confrontare i dati ottenuti attraverso l’indagine su opere prodotte in contesti geografici e culturali diversi.

LabDia è una Associazione tra enti pubblici (Ministero della Cultura, Regione Umbria, Dipartimento di Chimica dell’Università di Perugia, Comune di Spoleto) senza scopo di lucro, nata nel 2005 nell’ambito di una serie di iniziative promosse dalla Regione Umbria e finalizzate alla prevenzione dello stato di conservazione dei beni culturali.

Il Laboratorio, che gode del costante sostegno della Regione Umbria – Assessorato alla Cultura – è in grado di effettuare analisi in situ, non invasive, multi-tecnica, sulle opere d’arte delle varie tipologie materiche, nonché analisi e valutazioni delle condizioni ambientali di conservazione e dell’interazione ambiente-opera.

Tale attività permette da una parte di non sottoporre le opere d’arte mobili ad alcuna movimentazione, dall’altra di operare agilmente sulle superfici murarie dipinte, stucchi e materiale lapideo, poiché è dotato di un’ampia gamma di strumenti portatili tecnologicamente all’avanguardia, compresi due prototipi internazionali.

ingresso libero fino ad esaurimento posti

https://www.diagnosticabeniculturali.it  info@diagnosticabeniculturali.it

 

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