GUBBIO, 28 set. 2024 – Benedetto da Norcia, sant’Agostino, la cavalleria e l’uso politico del Medioevo immaginato, e poi ancora un viaggio in Europa alla scoperta delle meraviglie dell’età di mezzo. La terza giornata del Festival del Medioevo di Gubbio ha riservato grandi sorprese, con tanto di finale scintillante con la lezione-spettacolo di Matteo Saudino, BarbaSophia su Youtube, con “Il rasoio di Occam”.
“Benedetto è un astro luminoso, l’uomo di Dio che brillò su questa terra” scrive il suo biografo Gregorio Magno e “Benedetto grazie alle sue virtù, accede alla possibilità di visione del divino, che non può non essere luce” ha proseguito il professor Umberto Longo raccontando dell’uomo che ha inventato il monachesimo occidentale. Un monaco che in san Benedetto trova “un modello vincente perché realizza il passaggio da eremita a monaco impegnato nel mondo” ha detto ancora Longo ricordando gli studi sulla Regola e sulla reale espansione dei benedettini in una Europa che cercava di uscire dal lungo periodo di carestie, invasioni e guerre e in questo “Benedetto diventa un faro da seguire”.
Il professore Gaetano Lettieri ha parlato di un “Medioevo che è sulle spalle di un solo gigante: Agostino. Egli è un teologo della luce”, colui che dice di “non andare fuori di te, torna in te stesso perché è nell’uomo interiore che vive te stesso”, ma è “anche il grande teologo della tenebra. Agostino scopre l’abisso della grazia indebita, del dono gratuito che lo sprofonda nella questione della predestinazione”.
Alessio Innocenti ha parlato del Medioevo immaginato, raccontando l’età di mezzo “da una prospettiva fantastica, intrecciando storia, simbolismo e immaginazione. Il libro è illustrato, con immagini evocative e facilmente riconoscibili che catturano l’immaginario collettivo medievale”. Nel suo libro Innocenti descrive “i chiostri medievali, luoghi di preghiera e contemplazione, sono ambienti intrisi di mistero”.
Il giornalista Marco Brando ha parlato dell’uso comune del termine “medievale in senso negativo, con stereotipi che evocano un immaginario Medioevo di sofferenza, terrore e barbarie. Questo falso Medioevo è legato al vero, e da anni viene studiato nel campo del medievalismo”. Il suo libro offre un abbecedario dei cliché medievali, toccando temi come cronaca nera, sport, religione, economia, razzismo, sessualità e politica, rivolgendosi a storici, media e appassionati di storia”.
Tommaso di Carpegna Falconieri ha ricostruito la storia di Parsifal che “in un ambito medievale è il migliore di tutti insieme al Graal e rappresenta la luce per eccellenza”.
Roberto Antonelli ha riproposto le emozioni di “due amici, uniti dalla passione per il Medioevo, il ciclismo e l’idea di un libro, che intraprendono un viaggio attraverso l’Europa”. Partendo da Assisi, in Italia, attraversano la Svizzera e la Francia, fino a Bruges, in Belgio. Il viaggio, composto da 33 tappe per un totale di circa 2.315 chilometri.
Per la storica dell’arte Virtus Zallot (nella foto) il “Medioevo è tempo di abbracci”.
L’abbraccio oltre che “un linguaggio di corpo è un gesto di relazione che permette di scambiare un’impronta emotiva anche indelebile. I cavalieri per abbracciare l’amata nei racconti medievali affrontano qualsiasi pericolo”. Poi “ci sono anche tanti altri tipi di abbracci come quelli di chi si incontra, di chi muore, di chi si lascia e quelli con le persone bisognose, come San Francesco abbracciava i lebbrosi”.
Andreas Steiner, direttore della rivista Medioevo, ha raccontato dell’isola di Malta, della dominazione bizantina e poi araba, della contaminazione che ancora si vede nei vicoli e nei palazzi delle città dell’isola.
Per il professore Antonio Brusa “quando parliamo del Medioevo tendiamo a utilizzare stereotipi negativi. Il buio medioevo vuol dire che noi immaginiamo che in un certo periodo della storia europea, le cose andavano talmente male, che chiunque fosse andato a visitare quella società, avrebbe detto: Che disastro. E il buio Medioevo, così, si pone in perfetta contrapposizione a quello che crediamo il periodo della luce, cioè il nostro”. Gli stereotipi sono, però, degli errori “e noi abbiamo la matita rossa e blu e dobbiamo correggere”.
Nell’ambito del Festival si è svolto un Focus incentrato sul revival della cavalleria a partire dal XIX secolo, un fenomeno che ha interessato, via via, la letteratura, il cinema, l’arte, la politica.
Il professore Fulvio Delle Donne ha ricordato la genesi dell’Università Federico II di Napoli, il primo ateneo laico, fondato 800 anni fa dall’imperatore svevo. La conclusione della giornata è stata affidata al professor Franco Cardini con la relazione su “L’Oriente, luce del sapere”.
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