L’ateneo africano, nato quasi vent’anni fa dopo la guerra che ha insanguinato la Sierra Leone, intende sviluppare la sua offerta formativa guardando ai temi della sostenibilità, in cui Unistrapg è da tempo impegnata

Perugia, 3 ottobre 2024. – É stato siglato stamane dal rettore dell’Università per Stranieri di Perugia, Valerio De Cesaris e dal vice-chancellor dell’Università di Makemi, in Sierra Leone, Joseph A. Turay, un protocollo d’intesa attraverso cui le due istituzioni accademiche daranno corso ad alcuni progetti di collaborazione, finalizzati in particolare allo sviluppo di due comparti formativi dell’ateneo africano.

Ambiti centrali della partnership saranno il supporto, da parte di Unistrapg, all’incremento dello studio della lingua italiana – che l’ateneo africano attiverà a partire dall’anno corrente – anche attraverso l’erogazione di borse di studio per la frequenza al corso di laurea magistrale per diventare docenti d’italiano come lingua straniera (ITAS). Il settore formativo legato alla sostenibilità – nelle sue declinazioni sociale, economica e ambientale – costituirà poi l’altro focus della collaborazione fra i due atenei. L’Università di Makemi, che conta oggi quasi 5000 studenti distribuiti in sette diverse facoltà, intende infatti ampliare la sua offerta formativa in questo specifico e cruciale ambito, e a tal fine si è rivolta all’Ateneo di Palazzo Gallenga, da tempo impegnato su tale segmento formativo con una corso di laurea triennale ed un corso magistrale.

“Sono gli atenei che devono guidare lo sviluppo di una cultura della sostenibilità e della pace – ha sottolineato il rettore De Cesaris a margine della cerimonia di firma del protocollo -, e non solamente i governi; poiché il cambiamento si attua mediante progetti educativi”.

Il prorettore Joseph A. Turay, dal canto suo, ha tenuto a ricordare come “durante i dodici anni della cosiddetta guerra dei diamanti, nessuno in Sierra Leone è andato a scuola o all’Università; pertanto il paese si trova oggi a dover compiere uno sforzo importante in termini di progettualità formativa, e può farlo solo guardando agli esempi di buone pratiche, specie in Europa”.

 

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