La cessione di significativi quantitativi di droga avveniva presso alcuni bivacchi appositamente realizzati dagli spacciatori, in zone boschive nel comune di Umbertide
Città di Castello, 8 ott. 2024 – I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Città di Castello, con il supporto di unità cinofile specializzate dell’Arma, hanno dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Perugia, su richiesta della Procura, nei confronti di 3 indagati, di età compresa tra i 43 e 49 anni, di origini marocchina e albanese, ritenuti responsabili di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso.
Lo scorso mese di settembre, nell’ambito della stessa attività d’indagine coordinata da questa Procura erano già stati raggiunti da misura cautelare, per gli stessi reati, altri due soggetti di 24 e 23 anni di origine marocchina.
Le indagini – si legge in una nota a firma del Procuratore della Repubblica Raffaele Cantone – avviate all’inizio dell’anno, nel volgere di pochi mesi hanno permesso di acclarare, mediante appositi servizi di osservazione e pedinamento, oltre che attività di carattere tecnico, la cessione di significativi quantitativi di droga, in particolare cocaina, presso alcuni bivacchi appositamente realizzati dagli spacciatori, in zone boschive presenti nel comune di Umbertide (PG).
Ne sono seguiti numerosi controlli operati dai Carabinieri di Città di Castello a carico degli avventori che si recavano nei luoghi individuati in tutti gli orari del giorno e della notte, laddove è stata riscontrata la presenza di arnesi e materiale per la suddivisione ed il confezionamento della droga.
Agli acquirenti sottoposti a controllo, circa 20 persone, venivano di volte in volta sequestrate le dosi appena acquistate, permettendo di accertare una perdurante e rilevante frequentazione di quella che era divenuta una vera a propria piazza di spaccio.
Lo scorso mese di aprile, nel corso delle medesime attività investigative, è stato tratto in arresto un altro soggetto di origine marocchina, poiché trovato in possesso di gr. 20 di cocaina destinata allo spaccio. Sono stati inoltre identificati ulteriori soggetti coinvolti nell’illecita attività, di origine marocchina, albanese e italiana, la cui posizione è tutt’ora al vaglio di questo ufficio. Nel corso delle operazioni sono stati sequestrati complessivamente 50 gr. di cocaina, che venduti al dettaglio avrebbero fruttato circa 3.500 euro (i Carabinieri hanno altresì segnalato alla Prefettura di Perugia alcuni soggetti poiché trovati in possesso di sostanze stupefacente per uso personale).
Nell’eseguire il provvedimento i militari hanno svolto una rapida ricognizione del sottobosco in cui avveniva lo spaccio, rinvenendo un piccolo accampamento – costituito da una tenda da campeggio, fornelli da campo e generi alimentari – in cui gli indagati dimoravano in attesa di spacciare la sostanza stupefacente agli acquirenti che solitamente preannunciavano il loro arrivo mediante contatti telefonici.
Si tratta difatti del primo caso registrato nell’Alto Tevere di spaccio all’interno di zone boschive, difficilmente rilevabili se non, come in questo caso, attraverso l’ausilio di mezzi tecnici quali intercettazioni e uso di droni messi in campo dall’Arma.
Il GIP del Tribunale di Perugia, su richiesta avanzata da quest’organo inquirente, considerata la gravità indiziaria in ordine all’ipotesi di reato anzidetta, in aderenza a quanto disciplinato dalla Legge 9 agosto 2024 n. 114, c.d. “Legge Nordio”, ha emesso immediatamente l’ordinanza cautelare nei confronti di due indagati (carcere in un caso e obbligo di dimora e di presentazione quotidiana alla PG territorialmente competente) rispetto ai quali ha ritenuto sussistente il pericolo di fuga; per altri tre indagati ha emesso ordinanza di applicazione delle misure cautelari (per due il carcere e per un’altra posizione obbligo di dimora e di presentazione quotidiana alla PG) all’esito del c.d. interrogatorio preventivo, ritenendo sussistente l’esigenza cautelare del pericolo di reiterazione del reato. Inoltre, per tre indagati sono state avviate le procedure in materia di immigrazione clandestina, essendo privi di regolare permesso di soggiorno.
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