Dalla Valnerina in Himalaya. La sua iniziativa “Camminando per il Nepal”, ha abbinato la passione per l’alpinismo con un’iniziativa di beneficenza, raccogliendo fondi per un orfanotrofio locale  

Sant’Anatolia di Narco, 12 ott. 2024 – Marco Montani, originario di Castel San Felice, nel comune di Sant’Anatolia di Narco, Valnerina, è un giovane con grandi sogni e una determinazione che lo ha portato lontano, non solo in termini di altezza ma anche di umanità.

Oggi, Marco scrive sui social: “Ora sono l’uomo che sognavo di essere”. A poco più di trent’anni, con forza di volontà e tenacia, ha trasformato i suoi sogni in realtà, coinvolgendo tutti noi in una straordinaria missione umanitaria.

L’impresa di Marco nasce da un’idea dell’abruzzese Gaetano di Blasio: scalare una montagna e, allo stesso tempo, aiutare le popolazioni locali. Questa volta, la spedizione si concentra sui bambini di Katmandu. Molte scalate hanno un doppio scopo, e anche Marco ha voluto abbinare la passione per l’alpinismo con un’iniziativa di beneficenza, raccogliendo fondi per un orfanotrofio locale.

La sua iniziativa “Camminando per il Nepal”, pubblicizzata sui social, ha coinvolto un gruppo di nove persone: quattro trekkers e cinque climber, con l’obiettivo di scalare l’Island Peak, a 6.189 metri sul livello del mare.

Insieme, hanno raccolto 4.400 euro da donare ai bambini orfani di Katmandu, che vivono in condizioni di estrema povertà. Il denaro servirà a comprare cibo e materiale scolastico per questi piccoli, e tutto sarà consegnato personalmente il 16 ottobre.

Il viaggio ha inizio a Katmandu, da dove Marco e il suo gruppo volano verso Lukla, noto per il suo pericoloso aeroporto di montagna. Da lì, cominciano un arduo percorso di acclimatamento, salendo gradualmente di quota, passando per villaggi come Namche Bazar. Le notti vengono trascorse in lodge, rifugi locali spartani ma calorosi, dove riposano per recuperare le energie.

La sfida, però, non si limita all’altitudine. Durante il cammino, Marco e altri membri del gruppo si ammalano, affrontando febbri e disagi causati dalle difficili condizioni igieniche. Nonostante le difficoltà, Marco si rimette in piedi e continua il viaggio, anche se due dei suoi compagni sono costretti a fermarsi. Alla fine, si divide dal gruppo dei trekkers, che raggiungono il Campo Base dell’Everest, e si unisce agli altri climber rimasti per affrontare la scalata dell’Island Peak.

La salita è estenuante. A 5.900 metri, Marco si sente vicino al crollo: l’ossigeno è scarso, e ogni passo sembra impossibile. Ma con il sostegno dello sherpa, una guida nepalese nata e cresciuta tra quelle montagne, Marco trova la forza per continuare. All’alba, con il cuore pieno di emozione e le gambe stremate, riesce a raggiungere la vetta. È un traguardo che va oltre la semplice conquista fisica: è un simbolo del potere della determinazione e della solidarietà.

Ora, mentre Marco scende dalle montagne, la sua mente è già rivolta a Katmandu. L’emozione di tornare e consegnare personalmente i beni di prima necessità ai bambini è immensa. “Non saprò trattenere le lacrime,” dice, con la consapevolezza che questo viaggio ha cambiato non solo lui, ma anche la vita di tanti altri.

 

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