Pasquali: “Credo sia importante governare condividendo una scala di valori, traendo insegnamento dal passato e volgendo lo sguardo verso futuro”
Perugia 10 gennaio 2025 – La storia del Partito socialista italiano in un romanzo che parte dalla vita del vecchio senatore socialista Stirati, per raccontare una stagione nella quale vita e politica erano la stessa cosa.
E’ stato presentato, nella sala consiliare della Provincia di Perugia, il libro “Romanzo Socialista” di Brunello Castellani, alla presenza del vicepresidente della Provincia di Perugia Sandro Pasquali di Valdo Spini e Filippo Stirati. A moderare la presentazione è stata Daniela Albanese.
“Non è un caso se io mi chiamo Sandro – ha detto nel suo saluto iniziale Pasquali – il motivo è che sono nato nel 1981, quando era Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Leggendo “Romanzo Socialista” mi sono tornati alla mente i dialoghi tipici delle famiglie social-comuniste in cui si sviluppavano discussioni profonde.
Coltivare un senso di memoria collettiva della storia dell’Italia significa approfondire le nostre radici, quelle che ci hanno portato ad essere quello che siamo oggi. Purtroppo gli amministratori del nostro tempo sono portati a dover pensare di continuo alle problematiche quotidiane; credo invece che sia importante governare condividendo una scala di valori, traendo insegnamento dal passato e volgendo lo sguardo verso futuro”.
Il Partito dei lavoratori italiani è nato a Genova nel 1892 e, tre anni dopo, è diventato Partito socialista italiano; si è sciolto nel 1994.
“La storia del Partito socialista italiano è un romanzo lungo un secolo – spiega l’autore Castellani – e finito trent’anni fa. Da allora è trascorso un tempo sufficiente a consegnare tutto alla storia che salva qualche volto e lascia il resto al silenzio delle storie sepolte. Eppure, è bastato che la vita mi mettesse sulle tracce di un vecchio Senatore per riportarmi dentro un crogiolo di ricordi, passioni e disincanti. Per farmi sentire ancora viva la stagione nella quale vita e politica erano la stessa cosa.
Fino al ’92 che doveva essere l’anno della festa per il centenario ed è stato, invece, il tempo dell’umiliazione e della vergogna. In pochi mesi, la storia del PSI è finita con la diaspora dei dirigenti e lo smarrimento di un popolo senza più identità. Vani sono stati tentativi di riscattare una bandiera sfigurata. La stessa parola socialista è diventata impronunciabile e, dopo un po’, anche noi che la portavano cucita addosso abbiamo smesso di usarla.
Sono andato alla ricerca dei segni lasciati dalla figura limpida e scomoda del Senatore: la fede
liberalsocialista, il rigore morale e lo stile d’altri tempi. Contestualmente, ho intrecciato un dialogo serrato con suo figlio il Sindaco, mio amico e compagno di una vita. Per noi il è il
momento di fare i conti con le responsabilità di una generazione travolta dalla disfatta. Perché non siamo stati capaci di salvare il patrimonio di idee e di lotte ricevuto in eredità? Come mai questa dissipazione ha coinvolto l’intera storia socialista? E più ancora, è davvero tutto finito?. Il racconto del romanzo socialista diventa un tentativo per continuare a coltivare, sotto un cielo nuovo, l’antico sogno di uguaglianza”.
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