Narni, 7 feb. 2025 – I Carabinieri della Stazione di Narni hanno tratto in arresto un 43enne, gravato da precedenti, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dall’Ufficio GIP del Tribunale di Terni per reiterate violazioni della misura del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla consorte, dai figli e dal suocero.

Due settimane fa, dopo alcuni interventi presso l’abitazione della coppia per liti familiari, i Carabinieri avevano avviato un’indagine, acquisendo informazioni sia dalla donna, anch’ella 43enne, che dai familiari: ne era emerso un quadro di maltrattamenti di cui ella era vittima da alcune settimane, soprattutto quando il marito era in preda ai fumi dell’alcol, inaspritosi ulteriormente dopo che la stessa aveva manifestato l’intenzione di separarsi, lasciando il proprio domicilio e trasferendosi presso l’abitazione del padre.

Da quel momento, infatti, l’uomo aveva iniziato a chiamarla continuamente e finanche a pedinarla, facendosi spesso trovare nei pressi del luogo di lavoro della moglie, costringendola di fatto a cambiare abitudini ed inducendola in un perdurante stato d’ansia.

L’attività, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Terni, aveva consentito di raccogliere elementi indiziari significativi, sulla scorta dei quali l’Autorità Giudiziaria aveva emesso, a fine gennaio, nei confronti dell’uomo, un’ordinanza che disponeva il divieto di avvicinamento alla donna, ai figli della coppia ed al suocero.

Nonostante il provvedimento, tuttavia, l’uomo non ha desistito dalla propria condotta, continuando anzi a tempestare di chiamate la coniuge. L’acquisizione degli ulteriori elementi indiziari a carico del 43enne e la successiva segnalazione alla locale Procura hanno portato all’emissione del provvedimento di aggravamento della misura, sostituita dal GIP con quella più afflittiva della custodia cautelare in carcere, eseguita ieri pomeriggio dai Carabinieri della Stazione di Narni.

Il procedimento è pendente in fase di indagini preliminari e sino ad eventuale condanna irrevocabile l’indagato deve ritenersi innocente.

 

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