Mons. Soddu: “Valentino con l’intera sua vita ha trasmesso i palpiti di un cuore sano a favore dei più bisognosi, dei giovani e di quanti qui a Terni lo accoglievano come il Pastore buono”

Terni, 14 feb. 2025 – Celebrata nella basilica di San Valentino, dal vescovo Francesco Antonio Soddu la solennità del patrono di Terni e degli innamorati e copatrono della diocesi di Terni-Narni-Amelia.

La messa solenne è stata concelebrata dal vicario generale della diocesi mons. Salvatore Ferdinandi e dal padre Provinciale dei Carmelitani Scalzi padre Gabriele Biccai, dal parroco di San Valentino padre Josline Peediakkel, dai sacerdoti della diocesi e dai padri carmelitani, alla presenza del sindaco di Terni Stefano Bandecchi, di Francesco De Rebotti assessore allo sviluppo economico della Regione Umbria, dell’assessore alla Cultura Michela e delle autorità militari.

La celebrazione è stata animata dal coro di Giulia della basilica di San Valentino.

L’OMELIA DEL VESCOVO

«La festa liturgica del nostro santo patrono in quest’anno santo ci offre una serie di spunti sui quali meditare e altrettante vie da percorrere per rendere sempre migliore, più bella la nostra vita e quella di coloro con i quali ci troviamo a condividere l’esistenza.

Tuttavia, se fosse solo così, ci troveremo a mettere in evidenza e far leva unicamente sulle nostre forze, sulla nostra volontà rischiando in tal modo di ridurre la vita di fede a una sorta di filosofia o di sforzo ascetico.

La fede cristiana è un qualcosa di più, anzi direi che è qualcosa di altro, di veramente unico: essa è anzitutto un dono, il dono che Dio fa di sé stesso.

E attraverso questo dono ci viene data una vita rinnovata dall’amore che proviene da lui che è per essenza amore.

Ed è attraverso l’accoglienza di questo dono che saremo resi capaci di percorrere pure sentieri ardui e di raggiungere vette umanamente impossibili.

Il tema del Giubileo “pellegrini di speranza” unito alla figura di san Valentino si arricchisce per noi di una esperienza di vita, anzi di un respiro di vita, che si identifica con lo stesso amore di Dio.

La speranza infatti non delude perché lo Spirito di Dio è stato riversato nei nostri cuori…

San Valentino ci insegna come considerare il nostro cuore in relazione alla speranza. Egli incarna quanto papa Francesco, parlando del cuore di Gesù nell’enciclica Dilexit nos dice in riferimento a quanto debba essere il nostro cuore: “Abbiamo bisogno che tutte le azioni siano poste sotto il “dominio politico” del cuore, che l’aggressività e i desideri ossessivi trovino pace nel bene maggiore che il cuore offre loro e nella forza che ha contro i mali; che anche l’intelligenza e la volontà si mettano al suo servizio, sentendo e gustando le verità piuttosto che volerle dominare …; che la volontà desideri il bene maggiore che il cuore conosce, e che anche l’immaginazione e i sentimenti si lascino moderare dal battito del cuore”.

Chi è ripieno di questo spirito, chi cioè si mette nelle mani di Dio e rimane inondato del suo amore; chi vive l’esperienza dell’amore non può tenere nascosta questa sorta di energia, che in sé stessa tende ad esondare al di là di ogni possibile limite, arrivando tuttavia a non perdersi, quanto piuttosto a fecondare o rianimare le aree più desertiche o inaridite a causa della mancanza dello stesso amore.

È questo il senso di quanto suggerito e proposto dal versetto del Salmo responsoriale che abbiamo pregato: “Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore”.

Ma quali sono queste meraviglie? Che cosa si deve annunciare di buono e di bello in un mondo, come quello che stiamo vivendo, che al contrario sembra andare nella direzione opposta?

Il nostro san Valentino, come del resto tutti i santi, con la sua vita ci insegna che proprio entro le esperienze terribili del mondo, segnato dall’egoismo umano, si inserisce sempre il germe bello e buono dell’amore di Dio il quale non soffoca né muore mai nonostante gli infiniti venti contrari e gli pseudo amori, quelli tossici che inquinano il nostro tempo.

E questo avviene perché Dio stesso, con il dono del proprio Figlio, si è spinto oltre ogni limite dell’amore.

La donazione del Figlio Gesù Cristo per la nostra salvezza è il miracolo più grande che si possa immaginare e desiderare.

È per noi la garanzia che non tutto è perduto; che il mondo, la mia vita, la vita di ciascuno di noi è stata redenta e quindi meritevole di essere vissuta e spesa nel bene e mediante il bene.

Ed è anche forza, perché in lui e con lui soltanto siamo capaci di un amore che non perde mai e mai potrà esaurirsi.

Perciò se siamo consapevoli di questo grande dono come potremo non annunciare le meraviglie del Signore?

Non si tratta però di dover raccontare qualcosa che si trova fuori di noi; non si tratta di dover ripetere delle nozioni ascoltate da altri o acquisite sui libri e quant’altro; si tratta piuttosto di raccontare, attraverso la propria condotta di vita, il dono ricevuto.

Questo, detto in altre parole, è la dinamica di ciò che si intende quando si parla di testimonianza.

È la capacità di andare avanti con la forza della fede, sostenuti dalla speranza mediante le opere della carità, dell’amore.

Queste tre virtù, dette teologali in quanto contengono Dio stesso, non potranno mai far fallire la nostra esistenza a patto che le teniamo ben unite e custodite nel nostro vivere quotidiano.

Anzi esse costituiranno il lievito e la linfa attraverso cui sarà possibile far aumentare, ulteriormente germogliare, sbocciare e quindi far fruttificare qualsiasi desiderio di bene.

Le meraviglie del Signore nella storia del nostro Santo Patrono, come sappiamo, si condensano nella sua vita di fede nell’esercizio del ministero episcopale a Terni, testimoniata con una dedizione tutta speciale nei confronti dei sofferenti e nell’intercessione a favore della famiglia, in special modo riguardo ai giovani.

L’esperienza del profeta Geremia, del quale abbiamo sentito raccontata dalla sua stessa voce nella prima lettura, getta un fascio di luce su ogni esperienza di ogni tempo e arriva fino a noi affinché i giovani specialmente sappiano cogliere insegnamento e anche incoraggiamento.

La giovinezza porta con sé in modo naturale l’entusiasmo, lo slancio, la freschezza, ma anche i tentennamenti e le incertezze, così come abbiamo sentito nella prima lettura.

Ma è proprio nel fiore della giovinezza che Dio chiama a collaborare, chiama ad essere profeti. Si ad essere profeti come Geremia, ossia chiamati ad accogliere Dio stesso e testimoniarlo attraverso una particolare missione.

Anche oggi il Signore continua con questa metodologia ed incoraggia i ragazzi con le stesse parole: non dire sono giovane quindi incapace.

Egli ripete dicendo sostanzialmente che non si potrà mai fallire se si accoglie e trasmette genuinamente la fede data in dono.

Il Signore non manda nessuno allo sbaraglio; egli ripete anche oggi come al giovane Geremia: “Io sono con te per proteggerti”.

Queste parole pronunciate dal Signore al profeta, sono sempre ricorrenti in più di una circostanza nella storia delle diverse vocazioni, delle diverse chiamate: da Mosè al profeta Isaia, Geremia, il giudice Gedeone…arrivano fino a Maria Santissima, giovane madre di Gesù e allo sposo san Giuseppe.

Anticipano quasi quanto il Signore Gesù avrebbe detto, rassicurando i suoi discepoli dopo la passione, morte e risurrezione e prima dell’ascensione al Cielo: “Ecco io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo” e costituiscono l’ossatura robusta, mai soggetta a osteoporosi di sorta, di quanto san Giovanni avrebbe ripetutamente trasmesso nelle sue lettere con l’espressione: “L’amore vince il timore”.

Se ami, dunque, non devi avere paura. Se ami veramente non puoi aver timore.

In tutto questo il nostro san Valentino è stato ottimo discepolo, maestro e pastore.

Egli ha saputo conservare nel suo cuore i segreti del Regno di Dio e così inoltrarsi e spingersi fino a quanto viene descritto con il sostantivo eccesso.

Come Dio nel suo Figlio ha raggiunto l’eccesso dell’amore, Valentino con l’intera sua vita ha trasmesso i palpiti di un cuore sano a favore dei più bisognosi, dei giovani e di quanti qui a Terni lo accoglievano come il Pastore buono.

Voglia S. Valentino scaldare i sentimenti dei nostri cuori, affinché lo Spirito Santo che vi è stato riversato sia sempre collocato dalla nostra volontà al posto d’onore che gli spetta e produca continuamente germi di speranza attraverso il contributo delle nostre buone opere».

 

Al termine della celebrazione è stato inaugurato il pannello audio guida sulla Basilica e sulla figura di San Valentino, un pannello sensoriale che consentirà a tutti, anche a coloro che hanno difficoltà sensoriali, di conoscere le bellezze architettoniche e storiche della basilica e di conoscere la vita di San Valentino, attraverso le varie sezioni dedicate alla pianta della basilica e la sua facciata, il tutto stampato in adduzione, un inchiostro particolare che consente di percepire anche con il tatto, oltre a dei Qrcode con una guida e con tutte le spiegazioni fornite con il linguaggio dei segni.

 

 

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