Progetto Wau, Slc Cgil. In merito all’iniziativa dell’assessore comunale di Perugia, Fabrizio Croce, la segretaria Faraglia definisce “irricevibile” il censimento delle realtà culturali in un’iniziativa non retribuita

Perugia, 14 feb.2025 – “Dopo la conferenza stampa di presentazione della call for action Wau – Weekend per le arti unite, promossa dall’assessore comunale di Perugia, Fabrizio Croce, rimangono aperte le criticità che avevamo già sottolineato nell’incontro che abbiamo avuto con l’assessore il 4 febbraio.

In quella sede avevamo chiesto chiarimenti in merito alla gratuità della partecipazione dei soggetti che avrebbero aderito all’iniziativa.

La call, infatti, si rivolge a ‘singoli artisti, collettivi, associazioni o gruppi’ senza nessuna specifica di appartenenza a settori professionali o di volontariato e vincola l’iniziativa a un ‘censimento del mondo delle arti che si muovono al di fuori delle grandi istituzioni’.

 

Riteniamo questo linguaggio fortemente ambiguo”. È quanto fa sapere Emanuela Faraglia (nella foto), segreteria dell’organizzazione sindacale Slc (Sindacato lavoratori della comunicazione) Cgil Umbria, in merito al progetto Wau – Weekend per le arti unite, promosso dal Comune di Perugia.

“Le lavoratrici e i lavoratori del settore che operano sul territorio – prosegue Faraglia –, al di fuori dei grandi circuiti, rappresentano la più alta percentuale e svolgono quotidianamente un’azione capillare nel tessuto cittadino.

Come già dichiarato dall’assessore Croce, ancora non esiste una mappatura di queste realtà. Riteniamo perciò irricevibile la proposta di censimento in un’iniziativa che prevede la partecipazione non retribuita. Restiamo convinti dell’importanza del terzo settore, di tutte le associazioni che operano senza scopo di lucro e di tutti i soggetti che svolgono la loro attività di volontariato anche nel settore culturale. Siamo altrettanto convinti, però, che sia necessario mettere in atto un sistema di tutele per chi svolge il proprio lavoro in questo settore; lavoratrici e lavoratori che di questo lavoro vivono”.

“L’uso di un linguaggio non chiaro, che inevitabilmente mette insieme due posizioni così diverse, il volontariato e il mondo del lavoro – sottolinea ancora la Slc Cgil Umbria –, continua ad alimentare una confusione che provoca sempre conseguenze serie su lavoratrici e lavoratori. Se le condizioni sono le stesse, se i due piani sono così facilmente interscambiabili e addirittura indistinguibili, chi per vivere ha bisogno di lavorare non riuscirà mai ad alzare la testa”.

“Chiediamo – conclude la segretaria Faraglia – che l’attenzione a queste lavoratrici e a questi lavoratori riguardi anche e soprattutto le istituzioni e i loro rappresentanti.

Chiediamo che si attui un protocollo di buone pratiche per la tutela di lavoratrici e lavoratori del settore culturale che non li veda costretti a prestare opere gratuite per poter accedere a censimenti, iniziative o attività culturali della città.

Chiediamo che alla valorizzazione del terzo settore si affianchi la presa in considerazione delle professioniste e dei professionisti del settore culturale, rispettando la sostanziale differenza fra chi opera in regime di volontariato e chi svolge un lavoro professionale”.

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