Massimo Sepiacci e Lorenzo Mariani: “preoccupati per l’effetto a cascata dei dazi degli USA e per l’etichetta salutistica e allarmistica dell’UE”

Perugia, 18 feb. 2025 – Il settore vitivinicolo nazionale e umbro si trova di fronte a due sfide preoccupanti: da un lato, l’imposizione di dazi da parte degli Stati Uniti che potrebbe penalizzare l’export, dall’altro, la proposta di etichette allarmistico-salutistiche dell’Unione Europea che rischiano di equiparare il vino a prodotti notoriamente nocivi.

Ne abbiamo parlato con Massimo Sepiacci, presidente regionale di Confcooperative-Fedagripesca Umbria, di Umbriatop Wines che promuove tutti i vini umbri nelle più importanti fiere del mondo e con Lorenzo Mariani, direttore regionale di Confcooperative-Fedagripesca, che associa e rappresenta tutte le Cantine Cooperative dell’Umbria che esprimono circa la metà della produzione vitivinicola regionale.

Vino nazionale e regionale sotto attacco? Presidente Sepiacci, qual è la vostra posizione sulle etichette salutistiche proposte dall’UE?

“Anche come produttore e Presidente della Cantina Cooperativa Duca della Corgna so bene quanta passione e quanto amore mettono tutti i viticoltori in ogni bottiglia di vino. Pertanto, riteniamo inaccettabile essere considerati alla stregua di chi produce e commercializza prodotti il cui consumo, anche minimo, determina sicuramente effetti nocivi.

Il vino, se consumato con moderazione, non è un pericolo per la salute, anzi: è parte integrante della nostra cultura mediterranea e di un’alimentazione equilibrata. Dietro l’etichetta di una bottiglia c’è uno studio volto a valorizzare la sua qualità e l’anima del territorio dove viene prodotto. È assurdo sporcarla con contenuti allarmistici e non veritieri per chi ne fa un consumo adeguato e consapevole.”

Un colpo alla tradizione e all’economia locale. Direttore Mariani, qual è l’impatto di queste misure sul settore cooperativo umbro?

“Il vino è cultura, passione, innovazione e tradizione. E nel caso delle cantine cooperative umbre, alle quali conferiscono le loro uve migliaia di soci, ogni bicchiere diventa anche ambasciatore d’interi territori.

Se passano queste etichette allarmistiche, si rischia di danneggiare un’eccellenza che rappresenta l’Umbria nel mondo, mettendo in difficoltà aziende che hanno costruito il loro successo investendo su qualità e sostenibilità.”

 

 

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