Perugia, 17 marzo 2025 -La lunga vicenda giudiziaria legata all’inchiesta So.Ge.Pu., la società che gestisce i rifiuti nell’Alta Umbria, ha visto un colpo di scena importante: il Tribunale di Perugia ha definitivamente archiviato le accuse contro Massimiliano Nebbiai.

Il giudice per le indagini preliminari, Simona Di Maria, ha infatti stabilito che non vi fossero elementi concreti a sostegno di un suo coinvolgimento in condotte corruttive, portando alla derubricazione delle contestazioni iniziali.

Le indagini si erano concentrate su presunte irregolarità nell’assegnazione di appalti per la gestione dei rifiuti in 14 comuni umbri, un affare da ben 315 milioni di euro. Al centro dello scandalo, Cristian Goracci, ex amministratore di So.Ge.Pu., accusato di aver intascato 750.000 euro per favorire una società privata.

Nebbiai, invece, era stato sospettato di aver pagato 36.000 euro per ottenere un appalto da 300.000 euro, relativo alla fornitura di 600 cestini stradali. Tuttavia, l’analisi approfondita delle prove ha escluso qualsiasi suo coinvolgimento diretto in episodi di corruzione, segnando così la fine del procedimento a suo carico.

Nel corso delle indagini preliminari, a seguito di una corretta disamina e qualificazione dei fatti da parte della Procura, è emersa l’insussistenza per Nebbiai di qualsivoglia condotta corruttiva, con conseguente riqualificazione dei fatti provvisoriamente contestati e derubricazione del reato corruttivo.

I difensori, gli avvocati Marcello Pecorari e Paola Trebbi, hanno evidenziato come la corretta valutazione delle risultanze probatorie acquisite nel corso dell’indagine, unitamente alle dichiarazioni rilasciate dagli stessi indagati in sede di interrogatorio, al quale il Nebbiai non si è nemmeno sottoposto, hanno determinato il venir meno del teorema accusatorio che ipotizzava il coinvolgimento del Nebbiai nel reato corruttivo, stante la natura assolutamente marginale della sua implicazione.

Gli avvocati, dunque, hanno espresso soddisfazione per la celere definizione della posizione del loro assistito, con pena minima e senza alcuna condanna accessoria, resa possibile grazie alla fissazione di un’udienza ad hoc già nella fase delle indagini preliminari e dunque prima dell’inizio del processo, al fine di scindere la posizione del Nebbiai da quella degli altri imputati, stante la appurata marginalità della sua posizione rispetto alle accuse mosse in un primo momento dalla Procura”.

Un verdetto, dunque, che chiude il capitolo giudiziario per Nebbiai, mentre l’inchiesta prosegue per gli altri indagati.

 

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