
Il parroco di Santa Maria Infraportas offrirà ogni domenica un ramoscello d’olivo ai fedeli e questo semplice atto rappresenterà da oggi un messaggio di pace e riconciliazione, rafforzando il senso di comunità e spiritualità tra i partecipanti
Dal nostro inviato GILBERTO SCALABRINI
Foligno, 13 aprile 2025 – Tantissimi ragazzini in divisa, lupetti e coccinelle, stretti attorno all’altare. Occhi attenti e sorrisi vivaci, tutti raccolti intorno a una figura che per loro è molto più di un prete: Don Cristiano Antonietti.
Giovane, carismatico e profondamente amato, è il parroco della chiesa più antica (e forse anche la più bella) di Foligno, un gioiello di architettura romanica che oggi ha fatto da sfondo a un rito ricco di significato.
È la Domenica delle Palme, e sotto un cielo plumbeo, Don Cristiano ha guidato la processione che dalla chiesa di San Magno ha condotto i fedeli fino a piazza San Domenico. Un gesto che rievoca l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, pochi giorni prima della crocifissione. In tanti hanno voluto esserci, e non solo parrocchiani: “Questo prete è un dono per tutti”, dicono. Al tempo dei social e della disconnessione emotiva, lui è riuscito a creare legami autentici.
«La mia è una parrocchia con 4.500 fedeli», racconta con semplicità mentre distribuisce ovetti di cioccolato ai bambini. «Ma ogni domenica – o nelle feste comandate – arriva anche un 5% di persone da altre comunità».
Da quando è arrivato, l’aria è cambiata. Giovani e adulti tornano a partecipare con entusiasmo a tutte le sue iniziative. Non c’è appuntamento o funzione in cui non si senta un’energia nuova, fatta di sorrisi, dialogo e piccoli gesti che scaldano il cuore.

Prima della benedizione finale, con il suo stile spontaneo e rassicurante, Don Cristiano ha promesso che ogni domenica regalerà ai fedeli un ramoscello d’olivo “anche a costo di comprare 15 piantoni”. Un simbolo antichissimo di pace, speranza e rinascita. Già gli antichi greci ne intrecciavano corone per gli atleti olimpici.
La mitologia racconta che Atena offrì l’olivo agli ateniesi dopo aver sconfitto Poseidone, mentre per i Romani era un riconoscimento d’onore, e per gli Ebrei rappresentava giustizia e sapienza. Nella Bibbia, è una colomba con un ramoscello d’ulivo a segnalare a Noè la fine del diluvio, la riconciliazione tra cielo e terra.
E così, ogni domenica, l’ulivo diventa tra le mani di Don Cristiano un piccolo segno di speranza, uno spiraglio di luce per tutti.
«È un prete come non se ne vedevano più – racconta con emozione un uomo sulla settantina – uno che sa parlare alla gente. È riuscito a riportare all’ovile tante pecorelle smarrite».
Alla fine della messa, la scena parla da sola: una folla di persone si accalca davanti alla sacrestia per salutarlo, stringergli la mano, scambiare un sorriso. Tra loro non ci sono solo i fedelissimi, ma anche i “pasqualini”, quelli che si affacciano alla chiesa due volte l’anno: a Natale e a Pasqua. Eppure qui, in questa piccola comunità, trovano spazio e accoglienza tutti.
In Don Cristiano, la gente ritrova la gioia di vivere la fede. Non solo nelle liturgie, ma nei gesti silenziosi, nelle parole semplici, nelle attenzioni che fanno bene all’anima. E anche chi ha attraversato crisi profonde torna a guardare il mondo con occhi nuovi, scoprendo – magari proprio in un ramoscello d’olivo – che la pace può sbocciare anche nelle piccole cose.
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