
L’Arcivescovo ha presieduto la Messa nel Carcere di Spoleto, al Santuario della Madonna delle Stella in Montefalco con oltre 300 ragazzi che riceveranno la Confermazione e nel Duomo di Spoleto
Spoleto, 13 aprile 2025 – La Domenica delle Palme è come un grande portale che permette al Popolo santo di Dio di potersi introdurre nella Settimana più importante e più solenne di tutto l’anno liturgico. In questo giorno la Chiesa commemora l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, osannato dalla folla e, nondimeno, l’inizio del suo mistero pasquale di morte e risurrezione, in quanto il Figlio di Dio entra nella Città Santa per celebrare la sua Pasqua, quella definitiva, che, passando attraverso l’umiliazione della croce, ha ottenuto per l’uomo la salvezza.
L’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, nelle giornate di sabato 12 e domenica 13 aprile 2025, ha presieduto tre celebrazioni eucaristiche dove ha benedetto le palme, simbolo della fede, ricordo della ricorrenza ebraica di Sukkot quando i fedeli salivano in pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme portando un mazzetto intrecciato di palme, mirto e salice. Sabato mattina il Presule ha celebrato nel Carcere di Spoleto, nel pomeriggio al Santuario della Madonna della Stella in Montefalco con oltre 300 ragazzi, e rispettivi genitori, che riceveranno il sacramento della Confermazione e domenica mattina nella Basilica Cattedrale di Spoleto.
Messa in Carcere. Accolto dalla direttrice Bernardina Di Mario, dalla neo vice direttrice e dal comandante della Polizia Penitenziaria Luca Bontempo, mons. Boccardo ha celebrato con i detenuti la Messa delle Palme. Tutto è stato preparato nei minimi dettagli dal cappellano padre Marco Antonio Maria Uras, ofm, e dai suoi collaboratori Antonio Cuozzo ed Elisabetta Giovannetti. La Messa è stata animata dai Cantori di Cannaiola di Trevi, diretti da Mauro Presazzi. Alla celebrazione era presente anche il consigliere regionale Donatella Tesei. «Nella passione di Gesù – ha detto l’Arcivescovo nell’omelia – intervengono tanti personaggi che entrano in relazione con il condannato. Possiamo riconoscerci in essi: ognuno di noi, infatti, porta dentro sentimenti contrastanti e ha atteggiamenti di compassione e poi attitudini di violenza e cattiveria nei confronti di chi ci sta vicino.
In questa casa, mi piace in modo particolare fissare l’attenzione sul buon ladrone, che era un malfattore. Condividendo la stessa pena di Gesù, che era innocente, si rende conto del male commesso e gli dice: “Ricordati di me”. Ha voluto mettere nelle mani di Cristo tutta la sua vita fatta di luci e ombre, di errori gravi per i quali era punito. Gesù non gli dice hai sbagliato, non lo rimprovera.
Gli dice solo: “Oggi sarai con me”. Tutti abbiamo delle zone di ombra e abbiamo attraversato momenti di distrazione che ci hanno portato anche a fare del male. La parola del giudizio e della condanna, però, è la penultima: l’ultima è sempre quella della misericordia e della riconciliazione. Certo, portiamo il peso degli errori fatti, ma Gesù riaccende in noi la speranza ed essere con lui vuol dire avere la vita piena. Questo non ripaga il debito che ciascuno di noi si è assunto nei confronti della società, ma allo stesso Gesù ci dice: guarda avanti, il bene è ancora possibile, oggi sarai con me».
Pontificale in Duomo. La celebrazione di domenica 13 aprile ha avuto inizio in Piazza Duomo con la benedizione dei ramoscelli di ulivo. Tanti i fedeli presenti, così come tanti erano i bambini della catechesi; c’era anche il vice sindaco della Città Danilo Chiodetti. Col Presule hanno concelebrato i sacerdoti della Pievania di S. Ponziano e la liturgia è stata animata dalla corale pievaniale.
In uno dei passaggi dell’omelia mons. Boccardo si è soffermato sull’ultima parola di Gesù sulla croce: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23, 46). «La diciamo – ha detto l’Arcivescovo – per tutti coloro che portano nel cuore una fatica, una sofferenza, una malattia, un dolore, una separazione, una lontananza. Ognuno di noi, nelle nostre famiglie, vive qualcuna di queste situazioni. Al contrario di quanto vediamo nelle trasmissioni televisive: lì non sono previsti il dolore, la fatica, la sofferenza, e ancor meno la vecchiaia!
Questa parola è quella della fiducia radicale di Gesù. È, per noi, la parola di consegna di sé stessi a Dio, nella fatica, nella sofferenza, a volte nella disperazione. La Settimana Santa ci invita a deporre tutta la nostra sofferenza nel cuore del Signore, per ascoltare da lui quella parola semplice, ma forse la più profonda di tutta la nostra vita e di tutto il nostro linguaggio: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito!”».
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