Dopo la disastrosa annata dello scorso anno i prezzi in crescita di circa il 28% a 28-29 euro a quintale (per il grano duro) e costi di produzione ridotti dopo la discesa dei prezzi dell’energia, che nel 2023 erano ai massimi livelli

Perugia, 24 luglio 2024 – Dopo la disastrosa annata dello scorso anno (produzione bassa, qualità non buona, costo di produzione alle stelle a causa dei maxi-aumenti dell’energia), il 2024 porta buone notizie sul grano prodotto in Umbria.

La produzione di grano in Umbria è su standard elevati, sui cinquanta quintali ad ettaro – afferma Bruno Diano, presidente della Borsa Merci della Camera di commercio dell’Umbria, che quota le merci riguardanti la provincia di Perugia – ma soprattutto è ottima la qualità, tanto che quasi tutta la produzione umbra quest’anno è sui livelli massimi di qualità.

I prezzi pagati ai produttori umbri – continua Diano – per il grano duro si aggirano sui 28-29 euro al quintale per il prodotto di massima qualità, che, come detto, riguarda quasi tutta la produzione umbra, contro i circa 18,5-22,5 euro pagati lo scorso anno. L’incremento del prezzo a favore degli agricoltori è quindi di circa il 28%. Certo, lo si può ritenere ancora basso, ma grazie alla maggiore quantità prodotta il costo di produzione viene superato, realizzando un guadagno. Cosa che non avvenne lo scorso anno.

Qui il Presidente della Borsa Merci chiarisce un aspetto molto importante, che talvolta ha dato origine a fraintendimenti: “La Borsa Merci della Camera di Commercio dell’Umbria quota il prezzo del grano pagato al produttore. Molte altre Borse Merci, ad esempio quella di Bologna, quotano invece i prezzi relativi alla fase di scambio successiva, quella, per capirci, dei grossisti, ossia il prezzo che si forma nella trattativa tra commercianti e molino, o tra commercianti e cooperativa, o tra commercianti e consorzio e così via.

Questo spiega perché il grano quotato nella Borsa Merci della Camera dell’Umbria, che come detto fa riferimento al prezzo pagato al produttore, sia inferiore in media di 3-4 euro del prezzo indicato in altre Borse, tra cui quella di Bologna. Questo per il grano duro, che peraltro a Bologna non è di fatto prodotto, ma viene lavorato quella proveniente dalla Maremma, con costi di trasporto non marginali (per il grano tenero, invece, il divario è di 1,5 euro).

Riferendosi, i prezzi indicati dalla Borsa Merci di Perugia e da quella di Bologna, a due fasi di scambio diverso, è ovvio che siano diversi: in quella di Bologna entrano costi come il trasporto, il guadagno del molino o consorzio venditore e altri costi legati a questa fase successiva di scambio. La Borsa Merci della Camera di Commercio dell’Umbria è nota per la sua grande affidabilità perché i suoi membri rappresentano il meglio di quanto c’è in Umbria per ogni segmento, dai rappresentanti dei coltivatori a quelli di molini, consorzi, cooperative, agli esperti”.

I conti

Quanto ai conti complessivi, grazie alla riduzione dei costi energetici, che un anno fa erano ai massimi, quest’anno il costo complessivo di produzione del grano è di circa mille euro ad ettaro, contro i circa 1.500 euro dello scorso anno. Il coltivatore, quindi, con una produzione media di 50 quintali ad ettaro e un prezzo di 28-29 euro a quintale, incassa circa 1.450 euro, con un guadagno di oltre 400 euro ad ettaro rispetto ai costi di produzione. A questo si deve aggiungere poi la Pac, ossia l’integrazione europea al prezzo, e le risorse derivanti dalle misure agroambientali della Regione, che insieme valgono 600-700 euro ad ettaro.

In sostanza, conclude Diano, “se lo scorso anno il costo di produzione del grano non veniva coperto dalla vendita delle merce, data la scarsa produzione quantitativa e la scarsa qualità, quindi prezzi particolarmente bassi, quest’anno – per fortuna – la musica è cambiata”. 

Nel Centro l’incremento maggiore della produzione di grano rispetto al 2023. Il Nord tiene a stento, la siccità penalizza il Mezzogiorno, in particolare la Sicilia

È il Centro, quest’anno, a marcare la crescita maggiore di produzione di grano rispetto al 2023. Qui, infatti, la produzione è stata di 50 quintali ad ettaro, mentre al Nord – vittima sia di siccità che di eventi straordinari di pioggia – la produzione ha tenuto un po’ a stento, anche se complessivamente la stagione è stata salvata. Male invece il Mezzogiorno, dove la siccità ha colpito duro e la produzione si è fermata a 25-30 quintali ad ettaro, con la crisi che ha colpito soprattutto la Sicilia.

 

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