Perugia, 18 set. 2024 – La tutela dei minori è una delle principali e più delicate funzioni svolte dai Comuni, che porta con sé ingenti oneri a carico delle Amministrazioni sia per la multidimensionalità delle problematiche e la vulnerabilità dei destinatari, sia per la complessità del sistema di presa in carico che si articola attraverso una molteplicità di interventi che vanno dalla prevenzione del disagio e del sostegno alla famiglia di origine, ad attività di promozione, educazione, cura e protezione che coinvolgono diversi attori, istituzionali e non.

L’intervento dei Comuni richiede infatti un efficace lavoro di rete sul territorio, non sempre facilmente realizzato, e non può prescindere da un rafforzamento di tutto il sistema dei servizi che prendono in carico i minori e le famiglie, in una logica di integrazione tra politiche e attori interessati.

La crisi socio-economica derivante dalla pandemia e le conseguenze della guerra in Ucraina hanno fatto emergere nuovi bisogni e aumentato le fragilità di molte famiglie: adulti sempre più vulnerabili, madri sole, crescita delle povertà, crisi occupazionale, richiedono l’esigenza di garantire sempre maggiori interventi di cura e protezione per i bambini e le bambine, nonché per i ragazzi e le ragazze privi di un ambiente familiare idoneo.

La normativa nazionale e internazionale definisce sulla necessità di attuare interventi che sostengano le competenze e le risorse della famiglia per preservare, quando possibile, il legame genitori-figli, rispetto all’allontanamento dei minorenni dal proprio ambito familiare e quindi all’utilizzo di misure di protezione fuori dalla famiglia.

A tal fine, l’istituto della compartecipazione delle famiglie, pur essendo comprensibile e legittimo, non è di fatto applicabile in quanto la quasi totalità dei nuclei familiari assistiti è a disagio economico- sociale e con ISEE sotto la soglia stabilita dai regolamenti comunali.

Pertanto, il tema dell’accoglienza residenziale dei minori presso le strutture educative autorizzate temporaneamente privi di un ambiente familiare idoneo e dei relativi costi, è stato segnalato fortemente dai territori, coinvolgendo la maggior pate dei Comuni, a partire da quelli di minori dimensioni (che subiscono enormemente gli effetti di questi ingenti costi rasentando il dissesto finanziario).

Come Anci invitiamo la necessità di sostenere anche da parte del Governo lo strumento dell’affido, in modo da consentire ai Comuni di valorizzare progetti e percorsi nell’intraprendere e rafforzare tale istituto.

Le procedure e i criteri di attribuzione delle risorse ai Comuni dovranno essere definiti annualmente con decreto del Ministero dell’Interno, al pari di quanto avviene per l’accoglienza dei minori non accompagnati. Su tale tematica, si può certamente contare sulla vasta esperienza sviluppata negli anni da ANCI anche in materia di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, in particolare nell’ambito della rete SAI. Si ritiene in ogni caso indispensabile la definizione di procedure che consentono l’erogazione effettiva delle risorse ai Comuni in tempi rapidi e certi.

È da sottolineare la necessità di proseguire nel percorso di definizione dei livelli essenziali anche nell’ambito della tutela dell’infanzia, prevedendo risorse adeguate a garantire medesimi diritti per i bambini e le bambine in tutto il territorio italiano.

Tutto ciò considerato i Comuni non possono rimanere isolati su un tema così delicato e importante dal punto di vista sociale ed è proprio dai Comuni che emerge con chiarezza tale verità.

I Comuni, insieme ad Anci Umbria ritengono opportuno individuare percorsi utili a sostenere la tutela dei minori  e per tali scopi propongono alcune ipotesi che potrebbero essere presentate a diversi livelli:

 

  • Chiedere alla Regione Umbria di costituire un fondo di riserva per una compartecipazione ai costi a cui Comuni possono attingere in caso di necessità; (come per esempio hanno fatto altre Regioni);
  • Istituzione di un Fondo statale ad hoc

A valere su questo fondo ogni anno i Comuni potrebbero richiedere il rimborso delle spese di ricovero di minori quali interventi straordinari e con forte incidenza sul bilancio del Comune, conseguente ad intervento sociale obbligatorio, non preventivato nella programmazione annuale di bilancio di riferimento;

  • Modifica legge statale 328/2000

Modificare il comma 4 dell’articolo 6 della legge 328 del 2000 affinché la spesa non sia più a carico dei Comuni, ma dello Stato in questo modo: “Per i soggetti per i quali si renda necessario il ricovero stabile presso strutture residenziali, il Ministero delle Politiche sociali, sulla base di trasmissione di atto di inserimento in struttura da parte dei Servizi Sociali competenti, si fa carico degli obblighi connessi all’eventuale integrazione economica della retta rimborsando ai comuni le spese sostenute.

 

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