“Il mio rapporto con il Medioevo? La canzone dei Dodici mesi ispirata dai bassorilievi del duomo di Modena”. Al Festival del Medioevo la quarta giornata ha celebrato la “Città di Pietra” con un focus in cui studiosi e ricercatori ne hanno ricostruito la storia

GUBBIO, 29 set. 2024  – Francesco Guccini ha ricevuto dalle mani del presidente del Maggio Eugubino Marco Cancellotti la “patente di matto onorario di Gubbio” (https://www.youtube.com/watch?v=SlGPoBG1bSk) come attestato che “onora la città di Gubbio per tutto quello che, maestro ci ha regalato”. Il direttore del Festival del Medioevo Federico Fioravanti ha parlato di “elogio della poesia di un grande artista”, la “patente di matto onorario”.

Fioravanti e Guccini hanno parlato del libro del maestro in cui si racconta “della mia triste infanzia a Modena”, una “piccola città chiusa, bigotta e poco colta”. Tanto povera che “i tortellini si mangiavano una volta all’anno”.

“Il mio rapporto con il Medioevo? – ha concluso Guccini – La canzone dei Dodici mesi è stata ispirata dai bassorilievi presenti nel duomo di Modena”.

La quarta giornata del Festival del Medioevo è stata ricca di novità, con tanti autori e studiosi che hanno deciso di presentare il loro libri, alcuni usciti da poche settimane, altri nei prossimi mesi, in anteprima.

Franco Francheschi ha voluto sfatare alcuni miti, soprattutto per quanto riguarda il linguaggio: “È medievale il provvedimento di chiusura domenicale dei negozi, è medievale giocare con il catenaccio, oppure il diffondersi dell’epidemia Covid può dare vita ad un nuovo Medioevo”.

La storica dell’arte Virtus Zallot ha parlato delle “luci del cielo”, cioè “la luce utilizzata come dimostrazione della presenza di Dio. Una luce astratta, di un’altra dimensione. Luce utilizzata come veicolo del divino”.

Beatrice De Bo ha raccontato la storia dei veleni (Lucrezia Borgia non avvelenava nessuno), degli antidoti (uno si ricavava dal corno di unicorno, che in realtà era il dente del narvalo), della medicina e delle fiabe: “Per sposarsi le principesse erano disposte a baciare un rospo, che è viscido, ma soprattutto velenoso e quindi facevano un doppio sacrificio sperando di ottenere la trasformazione in principe”. Anche se nella fiaba dei Grimm, alla fine, la principessa sbatte il rospo contro il muro e lo trasforma in principe.

Massimo Oldoni ha raccontato la sua lunga ricerca sui due ladroni che nei crocifissi di montagna, in area italo-tedesca, portano i nomi di Gisman e Disman, ma in nessuna tradizione cristiana risultano i nomi. Confrontando diverse fonti, da Tacito a Giovanni di Hildesheim, Oldoni ha scoperto che Ponzio Pilato veniva dalla Germania e così anche le truppe che parteciparono alla crocifissione e in Schleswig-Holstein “gis” e “dis” significano destra e sinistra: quindi non sono i nomi dei ladroni, ma quello di destra e quello di sinistra.

Serena Romano ha intrattenuto il pubblico parlando di Giotto e di come “da bambini, associavamo l’idea e il nome di Giotto ad una scatola di pastelli”.

Marco Piccat ha ricostruito l’affascinante ipotesi dell’amore segreto di Cristina da Pizzano e Tommaso di Saluzzo alla corte dei re di Francia nel ‘400. Mentre Amedeo Feniello ha raccontato della rivoluzione della contabilità realizzata dai mercanti medievali. Anche Feniello ha ricordato l’animale fantastico dell’unicorno, incontrato da Marco Polo, con “un naso peloso”: era un rinoceronte.

Gabriella Piccinni ha descritto lo stretto rapporto tra il poteri pubblico, la lingua scritta e gli affreschi di Ambrogio Lorenzetti con l’allegoria del buon governo nel palazzo pubblico di Siena: “Scrittura per l’arte, versi che non hanno senso senza affreschi, come il comune non ha senso senza piazza. Egli dice che pace, giustizia e bene comune ad un osservatore possono sembrare parole vuote se non sono accostate a vere e proprie dimostrazioni”.

Nel corso di un focus, infine, è stato presentato il volume “Gubbio nel Medioevo, dieci secoli della Città di Pietra” con l’intervento di studiosi, tecnici e cultori della storia eugubina.

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