Le autorità hanno parlato dalla Loggia del Sacro Convento. Nel pomeriggio i vespri e la benedizione all’Italia e al mondo intero con la Chartula

ASSISI, 4 ott. 2024 – Con i discorsi delle autorità dalla Loggia del Sacro Convento si è conclusa la prima parte delle celebrazioni per la festa di San Francesco Patrono d’Italia. Il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, ha acceso la Lampada votiva dei Comuni d’Italia in rappresentanza del popolo italiano durante la celebrazione nella chiesa superiore della Basilica di San Francesco, presieduta da Mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e presidente della Conferenza Episcopale Siciliana.

«Da sempre la Sicilia è terra ospitale – ha dichiarato il Custode del Sacro Convento fra Marco Moroni, OFMConv, all’inizio della celebrazione in Basilica –. Oggi lo è anche con i migranti che giungono numerosi sulle sue coste in cerca di una vita più dignitosa. È certamente una sfida del nostro tempo, che occorre gestire con lucidità, ma anche con la pratica profetica della fraternità che san Francesco ci ha insegnato e che certamente può contribuire ad affrontare anche tanti altri problemi, come quelli della siccità e della criminalità organizzata. Chiediamo perciò a san Francesco in questa celebrazione di intercedere per tutti noi, per la vostra regione e per l’Italia intera».

La pace, i cambiamenti climatici e l’immigrazione sono stati i temi centrali dei discorsi pronunciati alla nazione dai rappresentanti ecclesiali e dalle autorità civili.

«Siamo consapevoli di non essere qui dinanzi a valori, per quanto alti e preziosi, come la concordia e la fraternità – ha sottolineato Mons. Raspanti durante l’omelia -; siamo dinanzi alle spoglie di un uomo con un vissuto che lo rende eccellente testimone e profeta che indica la sicura via della pace. Forse potremmo arrischiare di dire che non riusciamo nell’odierna convivenza sociale ad accogliere il migrante, a frenare la violenza, a curare i deboli e i poveri, a espungere il malaffare proprio perché non riusciamo a raggiungere la sorgente dei valori, cioè il perdono e la riconciliazione, l’umiltà e la mitezza. Se il risanamento non accade nel profondo delle radici, non vedremo mai i frutti dell’albero».

 

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