Terni, 10 dic. 2024 – Una nuova ondata di violenza ha sconvolto il carcere di Sabbione a Terni questa mattina, intorno alle 11:30. Sei detenuti di origine nordafricana sono stati protagonisti di una feroce rissa, apparentemente scaturita da tensioni interne. Lo scontro si è consumato lungo le scale che conducono all’infermeria, cogliendo di sorpresa il personale di sorveglianza.
Gli agenti di polizia penitenziaria sono intervenuti tempestivamente per placare il tumulto, ma si sono trovati di fronte a un’aggressione brutale. Uno di loro, durante il tentativo di ristabilire l’ordine, è stato scaraventato violentemente a terra, riportando seri traumi alla nuca e alla schiena. Trasportato d’urgenza all’ospedale Santa Maria di Terni, è ora sottoposto a cure mediche approfondite.
Solidarietà e denuncia dei sindacati
Fabrizio Bonino, segretario del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE) per l’Umbria, ha espresso vicinanza al collega ferito e ha colto l’occasione per denunciare, ancora una volta, le drammatiche condizioni di lavoro all’interno del penitenziario di Sabbione. “Siamo noi i veri torturati,” ha dichiarato, sottolineando lo stress e i rischi quotidiani affrontati dagli agenti in un contesto di cronica carenza di personale e risorse. Bonino ha lanciato un appello accorato al governo, chiedendo interventi urgenti per garantire maggiore sicurezza e migliori condizioni lavorative.
A queste parole si è aggiunta la voce di Donato Capece, segretario generale del SAPPE, che ha richiesto con forza un piano di potenziamento delle risorse e del personale nelle carceri umbre. Capece ha descritto la situazione di Terni come il simbolo di un problema più ampio, che affligge gran parte delle strutture detentive italiane. “Il lavoro in carcere è un lavoro oscuro,” ha dichiarato, lamentando la mancanza di attenzione mediatica per episodi come questo, a differenza dei casi di cronaca più sensazionali.
Emergenza nelle carceri italiane
La vicenda di oggi non rappresenta un episodio isolato, ma l’ennesima manifestazione di una crisi strutturale che grava su molte carceri italiane. Il sovraffollamento, unito alla carenza di personale, alimenta un clima di tensione costante, favorendo episodi di conflittualità sia tra i detenuti sia nei confronti degli agenti penitenziari.
I sindacati, uniti, chiedono interventi concreti: un interpello nazionale per l’assegnazione di nuove unità di polizia penitenziaria e investimenti significativi per migliorare le condizioni di sicurezza all’interno degli istituti detentivi. “Investire nella sicurezza significa proteggere sia il personale che l’intera collettività,” ha ribadito Capece, evidenziando il ruolo cruciale della polizia penitenziaria nella gestione della criminalità.
Un appello alle istituzioni
È ormai improrogabile un’azione coordinata delle istituzioni locali e nazionali per affrontare questa emergenza con misure concrete. Solo garantendo condizioni di lavoro dignitose e un ambiente sicuro per gli agenti penitenziari sarà possibile contenere la spirale di violenza che minaccia la sicurezza pubblica e il funzionamento stesso del sistema carcerario.
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