Per l’occasione la chiesa ha concesso l’indulgenza plenaria dei peccati. Ecco come ottenerla
Foligno, 12 dic. 2024 – Domani, 13 dicembre è il giorno di Santa Lucia, la protettrice della vista. A Foligno grande festa per il sesto centenario della fondazione del Monastero.
Per l’occasione, la chiesa ha concesso il dono dell’indulgenza plenaria che cancella ogni traccia di peccato e rimette totalmente la pena temporale.
Cosa si deve fare per ottenere l’indulgenza plenaria?
«Venite nella nostra chiesa – spiega la Madre badessa, suor Maria Maddalena Terzoni – e condividete con noi un momento di preghiera e di Eucaristia. Confessatevi durante la settimana, partecipate alla comunione sacramentale e recitate alcune preghiere dedicate a Santa Lucia, Santa Chiara, al Santo Padre, il Credo e il Pater Noster».
PROGRAMMA DEL 13 DICEMBRE
ore 07:00 celebrazione eucaristica presieduta da p. Pietro Gasparri ofm;
0re 8:30 solenne celebrazione eucaristica presieduta dalò Vescovo Domenico Sorrentino;
ore 10:30 celebrazione eucaristica presieduta da P. Simone Ceccobao ofm
ore 12:00 celebrazione eucaristica presieduta da don Diego Casini, unità pastorale di Spello;
Ore 16:00 celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Giuseppe Bertini (parroco di san Feliciano);
Ore 17:30 celebrazione eucaristica presieduta da don Giovanni Nizzi;
Ore 19:00 celebrazione eucaristica presieduta da don Cristiano Antonietti parroco di santa Maria Infraportas
LA STORIA DEL MONASTERO
Sei secoli. Una lunga storia di grazia, nella continuità del tempo – scrivono le clarisse – si è snodata da quel 22 luglio 1424, come una piccola sorgente d’acqua scorrendo si amplia e diviene un fiume.
Un drappello di monache, imparentate tra loro, alcune monache agostiniane, altre clarisse, ma tutte costrette a lasciare la loro Sulmona a causa delle lotte di potere tra le famiglie nobili che si contendevano la supremazia sulla città, dopo una sosta alla città dell’Aquila, su consiglio di san Bernardino da Siena si diressero alla volta di Foligno. Una meta non indicata a caso, dal momento che Foligno, dal tempo di frate Paoluccio Trinci (1309-1391), poteva considerarsi vera culla dell’Osservanza francescana, il movimento che voleva il ritorno alle sorgenti più pure della vita e della Regola di san Francesco.
Il piccolo gruppo, composto da sr. Alessandrina di Letto, sr. Margherita sua cugina, sr. Gemma sua parente e le due sue figlie, sr. Lisa e sr. Chiara, fu accolto da Corrado Trinci, che diede loro in possesso alcune abitazioni e una torre, in cui trovò rifugio fra Paoluccio, quando venne espulso dai confratelli del convento di S. Francesco nel 1368 proprio a motivo della riforma da lui desiderata.
Il vescovo della città, Giacomo Elmi, anch’egli di casa Trinci, assegnò loro il confinante monastero e la piccola chiesa dedicata a santa Lucia. Di questo primitivo luogo, già concesso dal vescovo Paolo di Nallo Trinci alle monache agostiniane, si ha notizia nei documenti a partire dal 1327 e pochi mesi prima dell’arrivo delle sulmonesi, le monache ancora viventi lo avevano lasciato per unirsi ad un’altra comunità.
Il desiderio delle nostre fondatrici di nascere e crescere come pianticella del movimento dell’Osservanza, dopo iniziali resistenze da parte dei frati, che indugiarono per tre anni ad assumersi la cura spirituale delle monache, trovò il suo coronamento con la bolla di papa Martino V del 20 giugno 1427 che le affidava alla cura degli Osservanti di S. Bartolomeo di Marano. Una cura che non hanno mai lasciato e che fedelmente e fraternamente continua anche oggi. Aveva vinto la tenacia di queste donne, che da parte loro avevano rifiutato decisamente qualunque altra offerta di assistenza spirituale!
In breve volgere di anni il piccolo gruppo crebbe di numero e per fama di santa vita, dapprima sotto la guida di sr. Alessandrina, poi di sr. Margherita, che le succedette nel governo del Monastero nel 1441, fino a raggiungere il numero di oltre sessanta.
La storia dei secoli successivi si andò dipanando tra alterne vicende: gli ampliamenti e le ristrutturazioni di ampie zone del Monastero e il loro abbellimento, grazie all’amicizia con la famiglia e la bottega di Nicolò Alunno e di Pierantonio Mezastris, ma anche la peste che decimò le monache; nel XVII secolo un periodo di relativa decadenza e di rapida ripresa e nel XVIII secolo il legame con san Leonardo da Porto Maurizio, più volte ospite della piccola comunità di frati attigua al Monastero.
Nell’Ottocento spicca il legame con il Monastero da parte della casa reale dei Savoia e in particolare di Carlo Emanuele IV e di sua moglie, la venerabile Maria Clotilde di Savoia con una bellissima figura, sr. Maria Cristina Belei, morta in concetto di santità nel 1827. Fu proprio questo legame che permise alle monache di evitare almeno in parte il processo della prima e della seconda soppressione degli Ordini religiosi.
Oggi nel monastero vivono 27 clarisse.
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