Il Natale è «il desiderio di ritrovare un’identità culturale e spirituale con cui abitare questo nostro tempo»

Perugia, 25 dic. 2024 -Poco più di un paio di settimane fa – era la vigilia dell’Immacolata – siamo stati testimoni della restituzione della Cattedrale di Notre-Dame, restaurata in maniera splendida grazie a donazioni giunte da tutti il mondo, dopo l’impressionante incendio che l’aveva devastata.

Quel rogo, per molti versi, è apparso come la metafora di una società e, forse, anche di una Chiesa che hanno bruciato i propri punti di riferimento, a partire da quello che l’esperienza cristiana ha significato per la storia del nostro Continente in termini di spiritualità e di cultura, di arte e di promozione umana.

Su questo sfondo, l’inaugurazione di Notre-Dame ha calamitato l’attenzione di tutti non solo per la bellezza dell’edificio, ma anche e soprattutto per quella proposta di senso a cui rimanda, alternativa al vuoto sul quale la nostra vita rischia di sporgersi; ha lasciato intuire l’umile forza della preghiera e della fede, senza le quali anche il monumento più importante resterebbe soltanto una celebrazione di pietre, un museo di glorie del passato.

Da Parigi a Perugia, dalla Cattedrale di Notre-Dame a quella di San Lorenzo.

Cos’è che ci ha riuniti sotto queste volte, a quest’ora insolita della notte? Accanto a un po’ di nostalgia per sentimenti che ci riportano all’infanzia e agli affetti che ci hanno cresciuti… c’è forse un’attesa più profonda; c’è il desiderio di ritrovare un significato, un’identità culturale e spirituale con cui abitare questo nostro tempo. “Abbiamo bisogno del cristianesimo – riconosce Corrado Augias, citato da Andrea Riccardi – perché lì fuori non c’è più altro”.

Sentiamo la necessità – per non arrenderci a un mondo rinchiuso nel conflitto – di lasciarci avvolgere e scaldare il cuore da una “luce che brilla nelle tenebre” di questo mondo.

Ci dà speranza l’annuncio che Dio non è rimasto l’Irraggiungibile, l’Inaccessibile, l’Onnipotente: nella piccolezza e nella fragilità di un Bambino, ha abbattuto ogni distanza, si è abbassato fino a farsi uno di noi.

Per incontrarlo occorre rimettersi in cammino, come i pastori; occorre, come i Magi, giocare la propria libertà in una ricerca che coinvolge tutta la vita e la restituisce a verità.

Le nostre Cattedrali sono il simbolo di un’Europa cristiana, che non si ferma al Medioevo, ma supera i secoli e giunge fino a noi: “Oggi è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”.

In questa Notte Santa lasciamoci raggiungere dalla sua presenza, che – direbbe Sant’Agostino – ci è più intima di quanto noi lo siamo a noi stessi; così prossima da rivestire il volto del fratello, che chiede rispetto, accoglienza e disponibilità; così luminosa da ridare fiducia al cuore di ciascuno e consentirci di ritrovare lo splendore di quella Cattedrale che siamo.

“Sorella, fratello, in questa notte è per te che si apre la ‘porta santa’ del cuore di Dio – affermava poco fa Papa Francesco, aprendo un nuovo Anno Santo –. Gesù, Dio-con-noi, nasce per te, per noi, per ogni uomo e ogni donna. E con Lui fiorisce la gioia, con Lui la vita cambia, con Lui la speranza non delude”.

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