Articolo di MATTIA BENCIVENGA  Prof. di botanica ambientale applicata

Norcia, 22 feb. 2025 -La produzione naturale di tartufo nero pregiato in Italia, nell’ultimo cinquantennio ha subito una forte riduzione fino a quasi scomparire.

Molto probabilmente – scrive l’esperto sulla rivista Nero Norcia in distribuzione gratuita in questi giornmi della 61^ mostra mercato nella città di san Benedetto–  la produzione italiana ha subito la stessa riduzione accaduta in Francia dove è stato possibile stimare la produzione nazionale in tutto il secolo (1900 – 2000).

Dal grafico si osserva che la produzione nei primi anni del 1900 era intorno alle 800-1000 tonnellate mentre nel 2000 è solo di una decina di tonnellate.

Dal grafico ( fig. 94) si notano intanto le variazioni produttive annuali dovute agli andamenti climatici che si sono verificati nei vari anni del secolo. Due forti cali di produzione non seguiti da un successivo aumento si rilevano in corrispondenza delle due guerre mondiali.

Le guerre hanno causato grossi cambiamenti ambientali, tra cui un forte aumento dell’inquinamento dovuto all’industria bellica. È vero che nei periodi bellici, la fame di terra ha portato al disboscamento, ma poi i boschi tagliati sono ricresciuti, molta terra progressivamente è ritornata bosco, ma le tartufaie naturali non sono più aumentate. Dopo la Seconda guerra mondiale si è verificata una lenta ma progressiva riduzione della produzione con un terzo calo intorno al 1980 dovuto probabilmente all’inquinamento causato dalla centrale atomica di Cernobyl.

Anche le tartufaie coltivate del tartufo nero attualmente hanno una vita breve pur essendo coltivate in maniera razionale. Cosa è cambiato? E’ vero che sono in corso i cambiamenti climatici, ma non giustificano la riduzione drastica della produzione dei tartufi che si è verificata anche nel secolo scorso quando ancora non erano evidenti tali cambiamenti. Viene data la colpa all’aumento delle temperature che dovrebbero aver causato la moria delle tartufaie delle quote più basse e non di quelle a quote elevate dove le temperature sono inferiori.

E’ vero che è cambiata la distribuzione delle precipitazioni, ma saltuariamente si verificano annate ritenute favorevoli senza alcuna produzione. Credo che la causa maggiore provenga dall’atmosferica che scarica nell’ambiente le polveri sottili compresi gli inquinanti disciolti nell’aria costituendo un apporto continuo nel terreno che ne diventa sempre più ricco.

Se ciò fosse vero, significa che avremo un trend produttivo annuale sempre più negativo. Auspico un ricerca che possa smentirmi o evidenziare i quantitativi di inquinanti che arrivano al terreno, verificare gli eventuali cambiamenti subiti dagli strati superficiali del suolo e studiare i possibili rimedi.

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