
Perugia, 7 marzo 2025 – Negli ultimi tre anni, nelle carceri umbre sono stati sequestrati ben 209 telefoni cellulari, un fenomeno in costante crescita.
Il Procuratore Generale di Perugia, Sergio Sottani (nella foto), ha avviato un monitoraggio che ha rivelato numeri allarmanti: ogni anno aumentano i dispositivi trovati nei penitenziari, molti nelle mani dei detenuti, altri nascosti in spazi comuni o nelle aree circostanti, pronti per essere introdotti clandestinamente.
Il contrabbando interessa soprattutto il circuito di alta sicurezza, con detenuti italiani in prima linea. Dal 2020, il possesso illecito di telefoni in carcere è diventato un reato, e non più solo una violazione disciplinare, segno di una crescente preoccupazione delle autorità. Smartphone e microtelefoni rappresentano infatti una minaccia concreta: permettono ai detenuti di mantenere contatti illeciti con l’esterno e coordinare attività criminali.
Le autorità hanno intensificato le indagini e rafforzato i controlli della polizia penitenziaria, ma le tecniche di contrabbando si fanno sempre più sofisticate. La sfida è aperta: solo con strumenti innovativi e un’azione congiunta tra forze dell’ordine ed esperti si potrà arginare un fenomeno che rischia di trasformare le carceri in centri operativi del crimine anziché in luoghi di rieducazione.
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