
Servizio a cura di GILBERTO SCALABRINI
Foligno, 16 marzo 2025 – Le vette dell’Appennino risuonano di un’eco antica, quella delle foreste secolari, dei lupi in caccia, dei borghi che resistono al tempo.
Ma da tempo un nuovo suono minaccia questa armonia: il ronzio delle enormi pale eoliche che si impongono sul paesaggio come giganti d’acciaio, stravolgendo la natura e la storia di un territorio unico.
Oggi su fb il post di Maria Romana Picuti, docente presso Scuola di Specializzazione per i Beni Architettonici e del Paesaggio, recita in maniera sarcastica: “Per fortuna a raddrizzare quella stupida curva davanti all’hotel Lieta Sosta di Colfiorito ci penserà la Fred. Olsen Windcarrier di Oslo, direttamente dalla Norvegia, con il Progetto di 7 (nuove) pale eoliche sulle nostre montagne. E per fortuna allargherà (fino a 5 metri) anche quella stupida strada d’età umbra e romana, la via “Nocerina” nel tratto vicino al cimitero di Annifo, bordata da querce secolari che danno così tanto fastidio, era ora! Largo (è la parola giusta) al progresso green”.
E c’è anche chi ricorda che questa montagna sarà attraversata anche dal megasdotto “Rete Adriatica SNAM”. Una vera follia! La resistenza continua, si accende sempre più. Oltre alle 7mila firme raccolte contro la speculazione energetica, i Comitati locali, le associazioni ambientaliste, cittadini e sindaci continuano a fare fronte comune e compatto per difendere le nostre montagne.
Non è una battaglia contro l’energia pulita, ma contro l’avidità di chi, in nome di un profitto travestito da sostenibilità, vuole sacrificare boschi, creste incontaminate e fauna selvatica per un pugno di incentivi pubblici.
Le storie di questa lotta si moltiplicano. Pastori che vedono scomparire i pascoli secolari sotto colate di cemento, escursionisti che assistono alla distruzione dei sentieri storici, anziani che piangono la scomparsa di panorami che raccontano secoli di storia. I progetti eolici si presentano con promesse di sviluppo, ma lasciano dietro di sé strade tagliafuoco, chilometri di scavi, una devastazione irreversibile del paesaggio.
La battaglia vede in prima linea anche la LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli), che denuncia l’impatto devastante delle turbine sui rapaci e sulle rotte migratorie. L’Appennino è un corridoio ecologico fondamentale, e l’installazione indiscriminata di pale eoliche rischia di trasformarlo in una trappola mortale per molte specie protette.
Anche figure storiche della resistenza ambientalista, come Alfiero Pepponi (Consigliere Nazionale e Coordinatore per la Regione Umbria Lipu OdV – BirdLife Italia), si sono schierate con determinazione contro questa speculazione, portando avanti denunce, studi e mobilitazioni per fermare l’assalto delle multinazionali dell’energia.
La politica è divisa: da una parte chi difende a spada tratta il business dell’eolico, dall’altra chi chiede regole chiare e rispetto per il territorio. Intanto, le proteste si moltiplicano: marce nei boschi, petizioni, manifestazioni davanti ai palazzi del potere. È la voce di un Appennino che non si arrende, che vuole un futuro in cui la sostenibilità non sia sinonimo di devastazione.
Questa non è una battaglia persa. Già in molte aree, la mobilitazione ha fermato progetti distruttivi, dimostrando che uniti si può vincere. La vera energia pulita è quella della comunità che difende la propria terra.
L’Appennino non è in vendita. La lotta continua!
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