
In manette un 24enne per i reati di violenza privata, danneggiamento, resistenza e violenza o minaccia a pubblico ufficiale
Foligno, 4 aprile 2025 – Ieri mattina, il personale della Polizia di Stato del Commissariato di P.S. di Foligno ha arrestato in flagranza per i reati di violenza privata, danneggiamento, resistenza e violenza o minaccia a Pubblico Ufficiale un 24enne, già gravato da pregiudizi di polizia per guida in stato di ebbrezza e per detenzione di sostanze stupefacenti per uso personale.
Il giovane si era inizialmente recato presso il C.U.P. dell’ospedale “San Giovanni Battista”, pretendendo, pur senza averne titolo, l’immediato svolgimento di alcuni esami di laboratorio.
Benché le impiegate addette allo sportello avessero tentato di spiegargli l’impossibilità di accogliere la sua richiesta, il 24enne è andato in escandescenza, minacciandole esplicitamente e prendendo a calci la porta dell’ufficio, danneggiandola.
A quel punto, nell’intento di provare a tranquillizzarlo, una dottoressa si è offerta di riceverlo per spiegargli la situazione.
Il giovane, però, non ha esitato a minacciare anche lei, avvicinandosi al punto da farle temere un’imminente aggressione fisica, tanto da indurla a chiedere aiuto a gran voce e a tentare di uscire dal proprio ufficio.
A questo punto, il 24enne ha bloccato fisicamente la porta, che è stato possibile aprire dall’esterno soltanto con l’uso della forza.
Neppure l’immediato intervento dei poliziotti nel nosocomio ha indotto l’uomo a ritrovare la calma; questo, infatti, al contrario, ha aggredito gli agenti minacciandoli e cercando di venire a contatto con loro.
Con non poche difficoltà, il giovane è stato contenuto dagli agenti che, una volta ricostruito quanto accaduto, lo hanno arrestato in flagranza con le accuse di violenza privata, danneggiamento, resistenza e violenza o minaccia a Pubblico Ufficiale.
Su disposizione del Pubblico Ministero della Procura di Spoleto di turno, il 24enne è stato sottoposto agli arresti domiciliari, in attesa di essere giudicato per direttissima.
L’indagato deve presumersi innocente sino alla sentenza definitiva di condanna.
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