di GILBERTO SCALABRINI

Foligno, 5 aprile 2025 – Nel gesto pittorico di Gigi Frappi si cela un incanto raro: il paesaggio non è solo visione, ma metafora del sentire. È grazia e purezza, è luce che sfuma nell’effimero splendore di un tramonto, è gioia discreta che nasce tra le pieghe del silenzio di un tramonto uggioso. Le sue tele parlano una lingua antica e sottile, quella dell’anima in ascolto.

Da questo pomeriggio, le sue opere più recenti vibrano tra le pareti della Galleria di Giovanni Remoli, in via XX Settembre. Uno spazio piccolo, raccolto, ma pieno di quella luce intima che ben si addice alla delicatezza delle sue visioni.

Frappi è lì, tra i suoi quadri, a conversare con Antonietta Innocenti – pittrice di forte temperamento e cuore vivo, che lavora in piazza San Francesco. Il dialogo tra artisti si mescola alle voci degli ospiti, mentre la bellezza si lascia toccare senza rumore.

Le opere esposte sono di formato contenuto, piccoli scrigni dipinti negli ultimi mesi, ma capaci di spalancare orizzonti vasti.

“Questi paesaggi – sussurra il maestro – non li ho mai visti. Sono frutto della mia fantasia.”

E davvero, basta osservarli un istante per sentire il fruscio del vento, il respiro antico della terra, l’eco di memorie che non hanno nome. Con le sue velature di verdescuro, Frappi avvolge la campagna in un’aura di quiete solenne, come se il tempo stesso avesse rallentato il passo.

Poi, il discorso scivola dolcemente verso Raffaello. E qui Frappi non trattiene l’emozione: “Guardando le sue opere – confessa con la voce tremante – ti verrebbe voglia di smettere di dipingere. Sono miracoli senza tempo, magie che escono dalla tela come fossero vive.”

Ma anche i quadri di Frappi sanno incantare. Sono poesie fatte di colore, nostalgia che non ferisce ma consola. Pittore dell’emozione e dell’attesa, Frappi è anche un raffinato rinnovatore del paesaggio contemporaneo, figura chiave nel ritorno alla figurazione degli anni Ottanta.

Con ogni pennellata, egli canta l’Umbria – non quella da cartolina, ma quella profonda, segreta, che vive negli occhi di chi sa ancora meravigliarsi. Gigi Frappi non dipinge semplicemente la natura: la custodisce.

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